Le foto di Pegollo sulle Apuane. Splendori e ferite

Visita guidata alla mostra fotografica di Elia Pegollo sulle Apuane montagne d'acqua a Palazzo Ducale, organizzata da Italia Nostra. Scatti che mostrano la bellezza naturale minacciata dalle cave e dall'inquinamento.

Le foto di Pegollo sulle Apuane. Splendori e ferite

Le foto di Pegollo sulle Apuane. Splendori e ferite

Visita guidata alla mostra fotografica di Elia Pegollo (nella foto) dal titolo ’Le Apuane montagne d’acqua’ allestita a Palazzo Ducale. E’ organizzata dall’associazione Italia Nostra, l’appuntamento è per oggi alle 16,30. Lo stesso Pegollo, padre dell’ambientalismo apuano, guiderà i visitatori nelle meraviglia delle natura delle Apuane attraverso i suoi scatti frutto del lavoro e della passione di decenni. La mostra si apre con foto sull’acqua, elemento basilare per la vita di tutte le specie. L’acqua, di cui è ricchissima questa zona, basta ricordare la portata della più grande sorgente della Toscana, quella del Frigido a Forno, ma talora inquinata da marmettola, come la grotta di Renara, qui rappresentata ancora in purezza. Quindi la sequenza dei fiori, dedicata a piante speciali, una ventina tra relitti glaciali che hanno conservato qui il loro habitat quando i ghiacciai si sono ritirati. Una foto è dedicata alla centaurea Montis Borlae, il fiordaliso delle Apuane, aggrappato allo spigolo est del Sagro a fianco alle cave di Boiardi. "Delle circa 6000 specie di fiori note in Italia, più della metà sono sulle Apuane – spiega il presidente di Italia Nostra, Bruno Giampaoli –. Ma in questo giardino d’Europa assistiamo a scelte incomprensibili da parte della politica. Da 30 anni è stato istituito il Parco regionale dlele Alpi Apuane e in questo periodo le cave anzichè diminuire si sono raddoppiate: oggi sono più di cento". La mostra di Pegollo ci porta attraverso i meravigliosi boschi e le faggete ricche di colore, per passare alle montagne innevate che celano gli squarci operati dall’uomo. L’ultima sezione è dedicata a qualche immagine di cava: cime tagliate, gallerie coperte di olii e marmettola, forme asportate per sempre. Gravi ferite inferte all’ambiente.