REDAZIONE MASSA CARRARA

"Lasciata a casa dopo 13 anni". L’odissea di Simonetta Gianolla ex precaria alla Rsa ‘Regina Elena’

"Alla scadenza dell’ennesimo contratto a partita Iva ho chiesto di essere assunta: mi hanno allontanata". L’amaro sfogo dell’animatrice: sarebbe stata accompagnata alla porta senza una vera motivazione.

"Lasciata a casa dopo 13 anni". L’odissea di Simonetta Gianolla ex precaria alla Rsa ‘Regina Elena’

Per tredici anni ha lavorato come animatrice al centro diurno Alzheimer e alla Rsa dell’azienda speciale Regina Elena, e da un giorno all’altro è stata lasciata a casa senza motivazioni. È la storia di Simonetta Gianolla che in questo amaro sfogo parla di "silenzio assordante delle istituzioni". "Con il mio legale, l’avvocato Claudio Lalli, abbiamo chiesto al Regina Elena, che mi ha messo fuori dalla porta alla scadenza del mio ennesimo contratto a partita Iva e dopo 13 anni di lavoro – racconta Simonetta –, di formulare una proposta concreta, con la quale concretizzare una soluzione al mio lungo periodo di precariato. Ma dall’azienda ancora nessuna risposta. Abbiamo avanzato la domanda all’interno di una finestra di dialogo che la direzione ha aperto ma repentinamente chiuso, interrompendo il rapporto di lavoro bruscamente. A quanto pare 13 anni di lavoro non valgono le risposte della direzione, ma neppure del consiglio di amministrazione aziendale e di esponenti dell’amministrazione comunale, ai quali ho spedito una email senza riscontro, il mio penultimo giorno di lavoro, il 29 novembre – prosegue Simonetta –. Ho scritto nella email di aver saputo dall’oggi per il domani che non ci sarebbe stata nessuna proroga lavorativa, che avrei raccolto le mie cose, svuotato l’armadietto, riconsegnate le divise e salutato tutti. Nessuno ha battuto ciglio. Il silenzio istituzionale è stato assordante".

"A quanto pare protrarre una situazione di lavoro instabile e precario in seno a una pubblica amministrazione può essere possibile per molti anni e divenire impossibile nell’arco di un giorno, con un meccanismo on-off, acceso-spento che provoca lo spegnimento di un collocamento lavorativo consolidato dalla consuetudine e di una retribuzione sulla quale una persona fa abitualmente affidamento. Chi detta queste regole?".

"Il direttore Antonio Sconosciuto – continua l’animatrice – in una seduta di un consiglio comunale disse che suo obiettivo è far sentire il personale valorizzato e protetto. Ci avevo creduto. Ma buttare fuori una lavoratrice all’improvviso dopo tanti anni è farla sentire valorizzata e protetta? Al danno si è aggiunta una grottesca piccola beffa –conclude l’animatrice –. Tre giorni dopo la fine del mio rapporto di lavoro, mentre giravo per casa ancora attonita con la sola consolazione delle tantissime dimostrazioni di affetto e solidarietà ricevute, mi arriva un messaggio. Un membro del consiglio di amministrazione aziendale mi invitava, tramite whatsapp, alla cerimonia commemorativa del benefattore Carlo Baracchini. Ecco, scusate, ma se non ci sarò sapete il perché".

Alessandra Poggi