
di Roberto Oligeri
" Dopo il diploma alle Magistrali mi ero iscritta al corso per ostetrica a Parma. Quando giunse il momento degli esami per l’abilitazione, dovemmo trasferirci in campagna: era in corso un terribile bombardamento sulla città. Eravamo nel 1944, mio padre mi era venuta a prendere dalla Lunigiana: sul cassone di un camion siamo arrivati a Borgotaro, poi a piedi, quando Dio ha voluto, siamo giunti a casa". Racconta con grinta i suoi trascorsi la signora Bice Medici,vedova Babbini, che domenica scorsa ha festeggiato i 100 anni nella chiesa di Gragnola, con i figli Annamaria e Giovanni, nipoti, pronipoti e tutti i parenti. Con lei anche il sindaco Gianluigi Giannetti e il vice Giovanni Poleschi, più gli abitanti venuti ad omaggiare la loro levatrice mentre il parroco, don Alexander Faje, dall’altare le augurava "almeno altri 20 anni". "Il battesimo del fuoco l’ho avuto finita la guerra - racconta Bice- ; mi venne affidata una zona non facile.. la condotta comunale di Sassalbo, con Bottignana, Piastorla e gli altri villaggi a monte. Avevo preso alloggio a Sassalbo. Lo stipendio che ricevevo dal Comune era poco: ci pagavo la pigione e dovevo mantenermi. Non c’era nulla da buttar via,benchè fossi in servizio notte giorno. Mi guardavano con diffidenza per la collega precedente - spiega la centenaria- accusata vox populi d’aver fatto fuggire un padre che aveva abbandonato,per lei, la moglie con prole. Poi col tempo avevano preso a stimarmi e dopo 4 anni, trasferita in altra condotta, i paesani andarono in Comune a protestare: volevano restassi. A Sassalbo l’inverno non era facile. Una lotta col ghiaccio, la neve. Sa quante volte la notte sono dovuta correre ad assistere partorienti uscendo dalle finestre per l’altezza della neve e in mezzo alla tormenta? E non mi faccia ricordare la condizione delle donne...Costrette a lavorare nei boschi fino alle doglie...; mi venivano a chiamare all’ultimo. Ricordo quando sono corsa ad assistere una donna costretta a “vegliare“ la carbonaia aggiungendo via via legna e controllando non andasse a fuoco perchè l’indomani il carico di carbone doveva essere venduto a La Spezia: eravamo di,d’inverno.Quando sono arrivata si erano già rotte le acque e il bambino l’ho dovuto far nascere in mezzo alla legna; poi mi sono accorta che non era solo .Ero poco più che una ragazza, ma strada facendo ho aiutato quella madre a mettere al mondo anche l’altro gemmello,nel ghiaccio della notte. La mia missione è sempre stata questa-racconta l’anzian -aiutare le mamme a mettere al mondo i figli. Ho aiutato a far venire alla luce 2mila bambini...Anni duri ma è stato bello viverli".