
Nasce nel 1961, ha sempre lavorato nel settore giovanile, è sopravvissuta alle rivalità di altre società sparite e ancora oggi continua a curare il proprio vivaio. E’ il Velo Club Carrara che nella sede di Cà Michele ha presentato il volume che racconta la sua lunga storia. “Una corsa lunga più di sessant’anni. Storia del Velo Club Carrara” è il titolo del libro, trecento pagine scritte da Alessandro Casucci con la collaborazione di Lucio Claudio Merli e la revisione di David Merli (edizioni Impressum). Sala piena all’inverosimile a Bonascola, malgrado la forte pioggia, molti dirigenti, direttori sportivi, ciclisti che in passato hanno indossato la maglia rossonera del sodalizio. A fare gli onori di casa il vicepresidente del Velo Club Giorgio Zanobini (assente la presidente Roberta Tramontana per un improvviso impegno), presenti la sindaca Serena Arrighi, il delegato provinciale del Coni Vittorio Cucurnia, il consigliere regionale della federazione ciclistica Ferdinando Braconi, la presidente della stessa federazione Maria Pardini.
"Questo è un libro per conservare la memoria, ma anche per chi non c’è più perché il ciclismo è divertimento, ma anche fatica e sacrificio" ha detto Zanobini facendo gli onori di casa e con un ricordo emozionato per Lucio Merli, venuto a mancare un paio di mesi fa, quando il volume era in dirittura di arrivo . La sindaca ha sottolineato l’importanza dello sport per i giovani: "è un impegno ma anche un allenamento alla vita perché insegna il rispetto delle regole". "Non sono molte le società così longeve a Carrara e il libro acquista un valore ancora più importante in chiave futura" ha sottolineato Cucurnia. "Il Velo Club è ormai una società storica che ha fatto crescere generazioni di ciclisti perchè lavora sui giovanissimi" ha aggiunto Braconi.
Proiettati in sala il filmato della ormai famosa cronoscalata alle cave del giro d’Italia del 1960, e slide con i momenti più significativi per la società rossonera. Gualtiero Magnani ha ricordato il forte legame del ciclismo a Carrara. Maurizio Munda ha presentato brevemente il libro, sottolineando l’importanza degli archivi delle società sportive che, quasi mai presenti, costringono a recuperare altrove i dati e non sempre con successo. Non poteva mancare un cenno alla carenza delle strutture sportive in città che nel ciclismo si traduce nella mancanza di un circuito stradale dove i bambini possano allenarsi in sicurezza. La manifestazione si è chiusa con la donazione di una bicicletta da corsa con quattro decenni sulle ruote, al museo del ciclismo di La Spezia che ha collaborato con gli autori del libro.