REDAZIONE MASSA CARRARA

La migrazione delle balie da latte, storie di donne e sacrifici

La storia delle donne costrette a migrare per allattare figli altrui: dai sacrifici alle fatiche, dalle emozioni ai legami. Un'importante ricerca documentaria di Adriana Dadà, ex docente di storia contemporanea, raccontata al pubblico di Spazio Alberica.

La migrazione delle balie da latte, storie di donne e sacrifici

Le fatiche, i sacrifici, gli strappi delle donne costrette a lasciare la famiglia, ma sopratutto il piccino neonato, per allattare figli altrui. E’ la migrazione delle balie da latte, un fenomeno antico come il mondo, affrontato e raccontato al pubblico di Spazio Alberica da Adriana Dadà. La ex docente di storia contemporanea all’Università di Firenze, intervistata dalla giornalista Cristina Lorenzi, ha raccontato, illustrato, sviscerato i drammi di donne costrette a vivere emozioni e legami altrui. "Un fenomeno che è rimasto fino alla scoperta del latte artificiale – ha raccontato Dadà che sull’argomento delle balie, delle barsane e delle migrazioni ha dedicato gran parte della sua ricerca –. Le donne appena partorito, venivano assunte da famiglie facoltose del nord e si trasferivano per allattare e crescere bambini altrui. L’avvento della borghesia di fine Ottocento, con le donne più dedicate a seguire gli affari del marito che ad allevare i propri figli, fece crescere il fenomeno. Un salto di qualità nella vita di intere famiglie che con l’assunzione della giovane donna potevano passare dalla povertà alla sopravvivenza". Ricerche certosine, documentarie, da cui sono nati centri espositivi come il Museo della memoria di Bagnone o le molte iniziative con l’Arci che hanno raccolto documenti e testimonianze dirette. "Ho lavorato molto nelle scuole – ha raccontato la docente – . Sono stati gli stessi ragazzi a raccogliere spesso testimonianze di vicine o parenti che avevano avuto a che fare con il baliatico mercenario. Come forma di solidarietà fra donne l’allattamento dei figli altrui è sempre esistito, ma con l’Ottocento è diventato un vero business con tanto di agenzie e di centri smistamento". Un modo per sensibilizzare le nuove generazioni e far capire quando si vedono migranti che vengono dall’altra parte del mondo che anche le nostre nonne fecero altrettanto.