
Ci sarà anche una delegazione di detenuti e operatori della Casa di reclusione di Massa oggi alla commemorazione del 79° anniversario della strage nazifascista Fosse del Frigido. Poi rappresentanti di alcune scuole di Masa, l’orchestra dei fiati del liceo “Palma” ad accompagnare la cerimonia, letture della poesia di Marco Alberti e di alcuni testi di Piero Calamandrei a cura di Alessandra Berti. Furono proprio i detenuti del carcere nel castello Malaspina di Massa a essere trucidati dai tedeschi il 16 settembre 1944 nei crateri scavati dai bombardamenti in località San Leonardo, lungo il Frigido. La cerimonia a ricordo della strage a settembre era stata rinviata a oggi per questioni legate al maltempo. Il ritrovo oggi alle 9,30 nella chiesa di San Leonardo per la messa officiata da don Marino Navalesi e poi il corteo per la deposizione delle corone ai monumenti. Porteranno i saluti il presidente della Provincia Lorenzetti, il sindaco di Massa Persiani, il prefetto Aprea, la direttrice del carcere Maria Cristina Bigi, il presidente Fivl Giancarlo Rivieri e Ludovica Battelli per la presidenza Anpi. L’orazione ufficiale sarà affidata all’assessore della Regione Toscana Alessandra Nardini.
La strage del Frigido fu una pura e semplice eliminazione di persone che avevano l’unica colpa di essere ingombranti. Non c’erano logiche di guerra per tale esecuzione, tanto è vero che fu “nascosta” e avvenne in una città che stava evacuando. I tedeschi il 14 settembre 1944 presero possesso del carcere al Castello Malaspina, dove erano rimasti circa 158 detenuti. Due giorni dopo prelevarono tutti i carcerati, eccetto alcuni affidati al comando tedesco, e sui camion li portarono in località San Leonardo al Frigido, li fecero scendere nei crateri lasciati dai bombardamenti alleati, poi li mitragliarono e li fucilarono, coprendoli con poca terra. Erano nella maggioranza detenuti per reati comuni, oltre ad alcuni religiosi della Certosa di Farneta che avevano ospitato o aiutato dei partigiani, alcuni renitenti alla leva nella fascista Repubblica Sociale e alcuni ebrei. I morti delle Fosse alla fine furono 149 e furono riesumati definitivamente solo nel 1947, e identificati grazie al cappellano del carcere don Angelo Ricci.