"Joseph, un Papa dal cuore umile In lui rividi gli occhi di mio padre"

L’artista Pietro Pegollo racconta il primo incontro avvenuto con Benedetto XVI in udienza in Vaticano "Dipingere? Lo faccio gratis: feci un voto alla Madonna che in cambio mi salvò la vita dopo un incidente"

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di Alfredo Marchetti

"Joseph, un padre per me". Gli occhi lucidi tradiscono la sofferenza per l’addio di una persona speciale tornata alla casa del Padre. L’artista dei Papi Pietro Pegollo è ancora molto scosso dalla notizia che a fine anno ha fatto il giro del mondo: Joseph Aloisius Ratzinger si è spento all’eà di 95 anni. In mano un paio di foto che lo ritraggono con il successore di Pietro. "Una persona umile, ma di una cultura vastissima. Ho rivisto le sembianze di mio padre. Ricordo che parlammo insieme: mi ascoltò per tutto il tempo. Gli chiesi una benedizione particolare: mi fece il segno della croce sulla fronte. La prima volta che ebbi l’onore di conoscerlo fu il 31 ottobre del 2012 in udienza papale del mercoledì. Ero andato in Vaticano per donargli una mia opera, un quadro dove lo ritraeva che si abbracciava con Giovanni Paolo II. Fu un incontro davvero emozionante. Era la seconda volta che mi trovavo di fronte a un potenfice: la prima avvenne nell’87 grazie a don Ezio Gigli. Incontrammo a Roma papa Giovanni Paolo II. Quando il pontefice tedesco ebbi modo di tornare a Roma e di incontrare Papa Francesco, questa volta con don Danilo Vita e monsignor Giulio Rossi. Oltre a questo ho fatto ritratti al prefetto della Casa pontifica Leonardo Sapienza e a monsignor Georg Gaesnwein. Quando ho saputo che era salito in cielo ho rivisto alcuni filmati. Per me oggi è davvero difficile parlarne".

Un’idea di arte che va donata quella di Pegollo, famoso per aver messo alla prova la sua maestria nel decorare anche nelle chiese della provincia: sui dipinti sono visibili ai fedeli della parrocchia di Santa Maria della rosa alle Capanne di Montignoso, alla Piazza, ovvero nella chiesa di San Vito e a Marina di Carrara, alla Sacra Famiglia di viale XX Settembre.

"Feci una sorta di voto: era il 1975, io e la mia compagna fummo vittima di un incidente stradale a San Carlo. Dopo due anni, a causa dei postumi dell’incidente, andai in coma diabetico. Vidi una luce celeste e mi rivolsi a Gesù e alla Madonna: ’Fatemi vivere, farò arte senza chiedere danaro’. Una volta tornato in forze rispettai la mia promessa. La mia passione nasce da quando ho 5 anni. Oltre a innumerevoli ritratti ho sempre ritratto il Vangelo, ma in maniera che anche un bambino lo possa capire. Nella mia firma c’è anche il nome di mio fratello, Enos, con un chiodo. L’unica cosa che ho chiesto ai parroci ai quali ho donato la mia arte è stata quella di dire una messa per me quando non ci sarò più, ma non il giorno del mio decesso, ma il 12 gennaio, giorno in cui mi sono sposato con mia moglie. E proprio tra pochi giorni tornerò in Vaticano, davanti alla tomba di Benedetto XVI per dargli l’ultimo saluto".