NATALINO BENACCI
Cronaca

In viaggio con Luciano Bertocchi tra i gioielli della Pontremoli

di Natalino Benacci

Se Michel de Montaigne, che visitò Pontremoli nel 1580, avesse potuto rivedere la città un paio di secoli più tardi, forse non avrebbe confermato il giudizio negativo espresso nel suo “Journal de Voyage en Italie“. "Cittá molto lunga, popolata d’antichi edifizi non molto belli", aveva scritto dopo aver visitato Firenze e Pisa. Ma grazie a una congiuntura politica ed economica che prese il via con l’annessione al Granducato di Toscana (1650) il centro pontremolese cambia il volto di impronta medievale, già danneggiato dall’incendio appiccato dalle truppe di Carlo VIII nel 1495.

"La realtà urbana e artistica di Pontremoli muta profondamente e, grazie a devozione e senso di appartenenza, la brutta città assume una veste tutta nuova. Chiese, case e palazzi si arricchiscono di opere d’arte". Sono le parole del professor Luciano Bertocchi che ha recentemente dato alle stampe la seconda edizione del libro “In viaggio nella Pontremoli granducale e barocca“ in cui ripercorre la storia cittadina attraverso le opere d’arte architettoniche e pittoriche che hanno trasformato Pontremoli in un piccolo tempio della quadratura italiana e in un’elegante città storica. Visitarla è infatti come sfogliare un trattato di storia dell’arte.

In questo contesto colpiscono per la loro imponente bellezza i palazzi barocchi magnificamente affrescati da artisti che portarono in Lunigiana, nel Settecento, la tecnica della quadratura di cui Francesco e Giovan Battista Natali, con Antonio e Nicolò Contestabili, rappresentano una splendida testimonianza. Un genere pittorico che non è relegato nel provincialismo, ma trova addentellati costanti con l’evoluzione della pittura italiana. Attraverso l’uso di tecniche illusionistiche, mutuate dal teatro, la decorazione architettonica si trasforma da cornice a spettacolo: un sistema di quinte e sfondi architettonici che dà vita a un palcoscenico in cui trionfano personaggi mitologici o biblici. In questo spazio tridimensionale lavorano questi artisti e i loro assistenti, che grazie a tecniche nuove e spregiudicate come il “trompe l’oeil“, giocano così tanto con la realtà da rendere difficile riconoscere le finte architetture, spesso più persuasive di quelle vere.

Per tutto il XVIII secolo i committenti privati faranno a gara nel rendere più belli e sontuosi palazzi e chiese con nuove e preziose decorazioni: un fervore creativo che coinvolge anche i piccoli centri e si riflette nella ricca produzione di pale d’altare e sculture delle parrocchiali di borghi vicini. L’opera più significativa di questo ’rinascimento’? "Certamente la chiesa di Nostra Donna (1732) per gli stucchi, gli intagli, gli affreschi e le tele oltre che per la struttura – spiega Bertocchi -. Vi lavorarono artisti come Giovan Battista Natali, Sebastiano Galeotti, Alessandro Gherardini e Giuseppe Galeotti. Ma numerose sono le tele importanti conservate nelle chiese pontremolesi del Duomo e di San Francesco". Il racconto del periodo storico e artistico più importante nella storia di Pontremoli è corredato di 280 immagini di luoghi, protagonisti e opere, in un insieme davvero unico.