NATALINO BENACCI
Cronaca

Il testarolo dal profeta Elia in poi

Nel fine settimana in 9 ristoranti Pontremolesi piatti in tavola condimenti di ogni tipo

Gianluca Bellezza e Serena Olivieri con due piatti di testaroli conditi come vuole la tradizione (foto d’archivio)

Massa, 4 maggio 2019 - Scatta oggi e domani il 'Testarolo Pride', evento organizzato dal Comune di Pontremoli per valorizzare il piatto tipico locale. L’evento va in scena in nove ristoranti pontremolesi che cucineranno i testaroli secondo ricette diverse: dalla preparazione classica (olio e formaggio, col pesto o col solo basilico tritato e olio) a ghiotte ideazioni originali in cui il testarolo sarà accoppiato «al profumo di mare«, poi spek e gorgonzola, all’ audace alchermes, ai porcini, persino ad una mousse di ricotta e miele, al crudo di Parma.  I ristoranti coinvolti sono «Ristorante «L’Oca bianca« (Via Cavour), «Osteria della Luna« ( Via Cocchi) Bar Ristorante «La Cortina di Cacciaguerra« (Piazza della Repubblica) «Osteria San Francesco e il lupo« (Piazza San Francesco), Ristorante «Cà del Moro« (Casa Corvi), «Il Menhir« (Via IV Novembre) «Country Club« (Via Veterani dello Sport), «Caveau del Teatro« (Piazzetta Santa Cristina) e «Osteria Bussè 1930 (Piazza Duomo). Ma facciamo un minimo di storia. Quella del testarolo è una storia antica perché è una delle prime forme di pane azzimo. Il nome deriva da testo che richiama la modalità di cottura e starolo, una misura per aridi che nella tradizione popolare definiva la quantità di grano che il Comune assegnava ai poveri.

« E’ citato addirittura nella Bibbia – spiega il professor don Lorenzo Piagneri esperto di alimentazioni tradizionali-, quando la vedova di Sarepta cuoce per il profeta Elia una pastella di acqua e farina sotto la cenere». La prima volta che il piatto tipico pontremolese finì sotto il titolo di un giornale fu alla fine degli anni Settanta. «Testarolo tu sei la mia patria», così titolò «L’Espresso» una rubrica curata dal giornalista Giorgio Bocca, che, nell’occasione, ospitò una paginata di lettere inneggianti ai testaroli.

In precedenza il noto giornalista aveva bacchettato i testaroli perché forse non li aveva graditi dopo averli mangiati in un’osteria della Lunigiana. Ma un gruppo di giovani goliardi pontremolesi decise simpaticamente di «punire» il giornalista sommergendolo di finte lettere a difesa dei testaroli definiti addirittura «il pane della Resistenza».