
Il rifugio degli ultimi La Casa di accoglienza pronta alla riapertura Appello per i volontari
Riapre la Casa di accoglienza di via Godola, a Massa. Il direttore della Caritas, Almo Puntoni, lo aveva annunciato nei giorni scorsi in occasione dell’incontro, sul tema delle povertà, alla presenza del vescovo Mario Vaccari, con i candidati a sindaco. La Casa era chiusa dal 16 marzo 2020 a causa della pandemia. Ora, a maggio, la struttura – che può ospitare 9 persone per notte – riprenderà il suo servizio in favore degli ultimi garantendo, però, in questa prima fase, un’apertura ’solo’ di due settimane al mese. Il motivo sta nel limitato numero di volontari rimasti che, inevitabilmente, sono diminuiti a causa della lunga interruzione. Dal 1988 questa struttura assicura l’accoglienza a tutti coloro che, espulsi dalla società e privi dei più elementari diritti di cittadinanza, non hanno altro rifugio che dormire, di volta in volta, presso i dormitori. Sono barboni, extracomunitari e poveri senza tetto nè affetti.
Dal 1988 al 2020 una media di 350 persone all’anno (circa 1.300 presenze in tutto) hanno trovato rifugio periodicamente nella struttura, la cui esistenza è stata assicurata solo ed esclusivamente da volontari. La Casa di accoglienza di via Godola, struttura di proprietà della Caritas diocesana, è stata gestita dall’Associazione volontari ascolto e accoglienza (Avaa). Con l’esplosione del Covid, come detto, la Casa è stata chiusa e i volontari (poco più di cinquanta all’anno), che assicuravano l’apertura, sono via via calati. Su richiesta dello stesso direttivo dell’Avaa da diversi mesi era stato chiesto alla Caritas di individuare una forma di gestione della Casa di accoglienza che andasse a sostituite l’Avaa e in grado di portare alla riapertura.
"Ci siamo riusciti –afferma Gino Buratti, uno dei volontari che insieme a Paola Mosti e altri si sta spendendo per la riattivazione del servizio – ma al momento il numero dei volontari si attesta su 30-40 persone, qualcuno proveniente dall’Avaa. Diciamo che per un’apertura completa c’è bisogno di altrettante persone. A questo proposito stiamo cercando di coinvolgere altre associazioni, compresa la Croce Rossa, ma lanciamo anche un appello a quanti fossero interessati". Un appello che rilancia anche la Caritas: "L’impegno dei volontari – si legge in una nota – non acquisisce solo un significato in relazione alla personale esperienza e alla crescita umana di ciascuno, ma assume il senso importante di essere un piccolo passo per un cambiamento di prospettiva, un tassello per costruire una società solidale. Questo tipo di esperienza permette di entrare in contatto, conoscendo le storie di vita, di persone che nella nostra quotidianità evitiamo, ignoriamo e ci appaiono fastidiosi. Questo crediamo sia il vero senso dell’esperienza di volontariato alla Casa, oltre ad aiutare il prossimo: permettere una conoscenza che sia il punto di partenza per uno sguardo con una prospettiva diversa sull’esclusione e l’emarginazione".
I turni di volontariato alla Casa di accoglienza, come detto, sono inizialmente quindicinali: turno serale, dalle 19 alle 21, composto di almeno 3-4 persone, nel quale oltre all’accoglienza e il dialogo con gli ospiti si prepara e si serve la cena; e un turno notturno, dalle 21 alle 7.30 del giorno seguente, nel quale 2 volontari sono presenti alla casa, dormono in una loro stanza e la mattina preparano la colazione. Quindi 5-6 persone per volta. "Il 27 aprile – dice Paola Mosti – avremo una riunione in cui si farà il punto e dove decideremo anche la data di riapertura che presumibilmente sarà tra il 5 e il 10 maggio". Chiunque fosse interessato può telefonare alla Caritas (0585 8990217), al Centro di ascolto (0585 280460) o ai volontari Paola Mosti (339 3941154) e Gino Buratti (339 5829566), oppure scrivere a: [email protected].
Luca Cecconi