
Il principe Alberico Cybo Malaspina La sua impronta nel territorio apuano
Un sovrano che intrattiene rapporti con molte corti europee, da Signore a Marchese e poi a Principe, che con i suoi 70 anni di regno lascia una impronta indelebile nel piccolo stato apuano. E’ stato Alberico I Cybo Malaspina il protagonista della riunione di studio della Accademia Aruntica di Carrara che, in occasione dei 400 anni dalla morte, gli ha dedicato il tradizionale convegno di primavera.
"Una figura poliedrica che si è districata tra le ombre delle vicende familiari (nella successione al potere la madre Ricciarda lo preferì al primogenito Giulio, ndr), l’artefice della nuova cinta muraria e degli statuti - ha detto Cristina Andrei, la presidente e custode della Aruntica, aprendo i lavori – due opere che danno nuovo impulso al vivere civile, rinsaldato le dinamiche economiche con attività commerciali e artigianali".
Come di consueto, la riunione è stata anche l’occasione per presentare gli ’Atti e memorie’, giunti al 28esimo volume, che racchiudono le relazioni presentate nello scorso anno: "parliamo del passato per consegnarlo al futuro e anche noi puntiamo ai 70 anni di attività, tanti quanti il regno di Alberico" ha aggiunto la Andrei.
E del tempo di Alberico hanno parlato Francesca Nepori, Davide Lambruschi, Marzia Dati, Lanmarco Laquidara e Pietro Di Pierro. "In quegli anni Carrara contava 4mila abitanti, l’attività principale era l’agricoltura, la lavorazione del marmo era residuale e solo Torano viveva sulle cave, mentre la popolazione conviveva con malaria e tifo – ha detto Laquidara parlando della situazione sanitaria dell’epoca – mentre non ci sono tracce della presenza della peste in città e non ci sono lazzaretti, grazie anche ad un sistema di controllo alle frontiere e alla spiaggia di Lavenza. Ma la vera malattia di Carrara era la fame che indeboliva i fisici e generava infiniti problemi di salute".
Ad Alberico anche il merito di avere salvato Avenza dall’abbandono: "nel 1562 c’erano solo due famiglie e persino il parroco non stava più nel borgo – ha detto Di Pierro – ma Avenza aveva una posizione importante e Alberico attua una politica di ripopolamento, incentivando le famiglie con esenzioni fiscali, tanto che nel 1602 si contano una sessantina di famiglie, nonostante la presenza della malaria che, soprattutto al piano, costituiva un flagello".
Ma i decenni di Alberico sono stati anche gli anni dello sviluppo dell’ordine dei Carmelitani, del loro convento e della attigua chiesa, ma anche gli anni in cui molti viaggiatori stranieri, tra cui tanti inglesi, vengono in città tramite mediatori culturali. "Perché Alberico tratteneva anche rapporti diretti e molto stretti con il sovrano inglese Giacomo I Stuart, anticipando i tempi delle relazioni di grande respiro internazionale" ha sottolineato la Dati.
Maurizio Munda