ALESSANDRO SALVETTI
Cronaca

Il marmo La storia nel censimento dei blocchi

I risultati delle indagini di Soprintendenza e Comune. Trovati reperti importantissimi: saranno georeferenziati e messi a disposizione

Il marmo La storia nel censimento dei blocchi

Il marmo di Carrara ai tempi dell’Antica Roma. Ad arricchire di informazioni e conoscenze sulle tecniche e gli strumenti utilizzati più di duemila anni fa, sono le indagini condotte da Giulia Picchi, funzionaria archeologa della Soprintendenza ABAP per le province di Lucca e Massa-Carrara, e Stefano Genovesi, Direttore del Museo del Marmo di Carrara e dell’Area archeologica di Fossacava, sui semilavorati di età romana ancora presenti nelle cave di Carrara ed in particolare nel sito di Fossacava.

"Reperti importantissimi – ha spiegato Genovesi – poiché ci restituiscono un’immagine vivida del lavoro fatto dai romani nel corso dei secoli. Un lavoro duro, faticoso, ma molto ben organizzato". Gli studi e il censimento dei blocchi rinvenuti in diversi bacini – avviati congiuntamente nella scorsa estate da Soprintendenza e Comune di Carrara e presentati ieri al MudaC dagli stessi autori nell’incontro dal titolo “Un tesoro di marmo. Archeologia, tutela e valorizzazione delle tracce di escavazione di età romana nei bacini marmiferi di Carrara” –, hanno permesso di contare oltre 100 blocchi, 20 dei quali sono già schedati, mentre altri lo saranno nel prossimo futuro.

"Per tutelare e valorizzare questi reperti – ha aggiunto Genovesi – bisogna averne conoscenza. Verranno battuti tutti i bacini della zona e ciò che verrà trovato sarà georeferenziato e messo a disposizione di tutti". Al momento i reperti già censiti – da blocchi a capitelli, da strumenti di lavoro a cippi, ma anche rilievi rupestri e sculture – sono divisi fra il Museo del Marmo di viale XX Settembre, i musei di Luni e La Spezia e la cava romana di Fossacava, mentre quelli scoperti recentemente dovranno essere collocati fra "il Museo del Marmo e Fossacava. Siti unici nel loro genere – secondo Genovesi –, che bisogna far dialogare in modo da non far perdere la loro natura. Questa è la traccia su cui dobbiamo lavorare e di cui abbiamo iniziato a raccontare oggi".

E di tutela e valorizzazione di questo patrimonio ha parlato anche l’assessore alla Cultura Gea Dazzi. "Il marmo racconta Carrara – ha detto nel suo intervento – ed è un tesoro da mettere in luce in ogni sua espressione, artistica e pre-artistica, come nel caso dei semilavorati trovati nei nostri bacini. Si tratta di testimonianze preziose per le nuove generazioni perché parlano della nostra storia e dell’identità del nostro territorio. Questo incontro dev’essere un punto di partenza".

L’iniziativa del MudaC ha anticipato alcuni temi che saranno affrontati nella mostra “Romana Marmora. La scoperta della cava romana a Fossacava”, curata da Picchi e Genovesi, che sarà inaugurata il 25 maggio al CARMI e dedicata alla cava romana di marmo bardiglio di Fossacava e al suo ruolo all’interno del più ampio e noto fenomeno dell’estrazione del marmo lunense. "Sarà la mostra più importante dell’anno – ha sottolineato il direttore del settore cultura e turismo Cinzia Compalati – poiché guarda all’identità profonda della città. Una città che era creativa più duemila anni fa". Numerose attestazioni e ritrovamenti, come spiegato da Picchi, "rendono infatti verosimile che lo sfruttamento dei bacini marmiferi sia iniziato nel sesto secolo a.C., in epoca etrusca, mentre dall’età romana lo sfruttamento subì un’importante intensificazione".