
Inaugurata la mostra che abbellirà la parte storica per la stagione estiva. Un ritorno alle origini con vasta panoramica sulle declinazioni del lapideo. .
Un ritorno alle origini per la White Carrara. Proprio come anni fa, quando era il marmo bianco il grande protagonista della kermesse, per l’edizione 2025 si è deciso di tornare al passato, puntando sull’oro bianco delle Apuane per la realizzazione delle opere. Dopo le ultime edizioni, forse più sperimentali, in cui si era puntato su altri materiali, questa volta White Carrara parlerà solamente con il linguaggio che ha fatto conoscere la città nel mondo. Ieri mattina al Mudac la presentazione della nuova edizione della White Carrara. Presenti il curatore Domenico Raimondi, al secondo anno al timone, l’assessore Gea Dazzi e alcuni degli artisti, protagonisti con le loro installazioni: Karim Rashid, Ross Lovegrove e Kickie Ciudikova. L’attesa era soprattutto per la scoperta delle installazioni nel centro storico, molte delle quali erano già trapelate in questi ultimi giorni dalle pagine social.
Proprio dalle foto si era già capito in anticipo che quest’anno il marmo bianco sarebbe stato di nuovo il comune denominatore della White. Se la scelta di un ritorno alle origini si rivelerà giusta, sarà solo l’apprezzamento del pubblico a deciderlo, già comunque abbastanza numeroso ieri mattina, soprattutto in piazza Alberica, intento a osservare le nuove installazioni. Piazza Alberica sarà il cuore pulsante della nuova White, che accoglierà ben otto delle 14 installazioni nel centro storico. Particolarmente interessanti i soggetti scelti dagli scultori, che si possono suddividere in due grandi filoni: sedute e animali. Se le Onde di Nicolas Bertoux in via Loris Giorgi sono delle vere panchine collettive in marmo, ondulato, pensate proprio per una rapida sosta del tragitto a piedi, anche altre statue di piazza Alberica racchiudono il concetto di sedia, sebbene in modo più astratto. È questo il caso della Veil Chair di Michel Boucquillon, realizzata con una tecnica mista tra la mano libera e il robot, della Ribbon di Kichie Chudikova e del bassotto JoJo di Donia Maaoui dalla forma affusolata. Poi sempre in tema di animali spiccano l’elefante Ephelio di Elena Salmistraro e Cane mangia cane di Massimo Giacon, che se messa in verticale si trasforma in due porta vasi. Come da tradizione, molte delle statue racchiudono anche un significato profondo, che va ben oltre il normale approccio visivo.
Sotto questo aspetto va sottolineata Ridon di Ross Lovegrove, una sorta di motocicletta dalle linee morbide che rappresenta uno studio sulla velocità, oppure il particolare Centopiedi di Emiliana Martinelli e Kaina di Karim Rashid. Quest’ultima rappresenta il volto della moglie dell’artista, realizzato con uno scan 3D. Nel retro della statua, la testa è stata volutamente vuota, come conseguenza dell’intelligenza artificiale. Altre statue, dell’artista Nicola Maggi, sono state disposte in Piazza Duomo, mentre in Piazza delle Erbe trova spazio la doppia seduta Di Uno Di Due di Giulio Iacchetti. In via Roma infine Pac-Cube di Michele Monfroni. Negli spazi espositivi interni della White, spazio per il design puro, con lampade, tavoli, sedie, soprammobili e oggetti di vario genere, tutti rigorosamente in marmo. Promossa dal Comune in collaborazione con Imm, la compartecipazione di Fondazione Marmo, Camera di Commercio e il patrocinio di Regione e Adi.