I Pabe non piacciono alle aziende Ricorsi contro le regole del marmo

Una trentina di imprese ha impugnato il nuovo ordinamento delle cave: fossi e canali il tema caldo

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di Claudio Laudanna

Marmo: pioggia di ricorsi contro i Pabe. Dopo il nuovo regolamento comunale degli agri con annessa ricognizione, le tariffe, la tracciabilità dei blocchi e i beni estimati, adesso gli industriali carraresi hanno messo nel proprio mirino i piani attuativi e il Piano regionale cave. Sono ben 31 le opposizioni presentate da diverse società nostrane contro il primo dei tre Pabe che, dopo un iter durato anni, è stato definitivamente approvato dal consiglio comunale lo scorso 3 novembre. Si tratta della scheda 15, la più importante e più estesa per quanto riguarda le cave di Carrara, quella sui bacini di Torano, Miseglia e Colonnata, ma non è l’unico provvedimento finito nel mirino delle imprese.

Questi stessi ricorsi hanno come oggetto anche il Piano regionale cave approvato dal consiglio toscano il 21 luglio 2020. Nello specifico 17 ricorsi sono stati presentati al Tar per chiedere l’annullamento delle due delibere da: La Facciata; Alba Ventura; Beran; Escavazione Marmi Fossa Ficola e altri; Escavazione Marmi Campanili; Società Fantiscritti; Figaia Cave; Ft Cave; Marmi Carrara Lorano; Marmi Pregiati Carrara; Cave Amministrazione; Cave di Sponda; Escavazione Marmi Canalbianco Alto; Escavazione Polvaccio; Gmc Graniti Marmi Colorati di Lg&c.; Escavazione Marmi Lorano II; Figaia Cave e altri. Le restanti 14, invece, si sono invece rivolte per lo stesso motivo rirettamente al Presidente della Repubblica. In questo caso a promuovere i ricorsi sono state le ditte: Caro & Colombi; Escavazione Tagliata Alta Eta; Escavazione Maggiore scarl; Fantiscritti Marmi; Guglielmo Vennai; Società Apuana Marmi; Cooperativa Cavatori Canalgrande ed altri; Cooperativa fra Cavatori di Gioia; Gualtiero Corsi; Cremomarmi; Tonini Cave Fantiscritti; Cmv marmi; Calacata Crestola; Bettogli Marmi.

Per quanto riguarda i motivi del contendere sono dei più vari, ma tutti sono accomunati tra loro da un un unico grande tema: quello della gestione delle aree di cava interessate da fossi e canali. Si tratta di un argomento molto caldo nelle ultime settimane con una cava, la Polvaccio, da mesi chiusa per il rimpallo di responsabilità tra Firenze e Carrara. Le imprese in particolar modo contestano come, a loro parere, Pabe e Prc prevedano una vera e propria doppia concessione, una rilasciata dal Comune e una dalla Regione, per i fossi e i canali e per questo chiedono l’annullamento dei provvedimenti in materia. "Le contestazioni sui Pabe riguardano l’impianto stesso dei piani – commenta amaro il sindaco Francesco De Pasquale -. Questa risposta da parte delle aziende dimostra che ancora una volta non si vogliono accogliere le innovazioni sul settore, innovazioni mirate a migliorare il rapporto tra il settore stesso e la città, mitigando l’impatto ambientale delle attività, aumentando la sicurezza del territorio e incrementando le ricadute economiche sull’intera comunità. Dopo la serie di ricorsi sul nuovo regolamento degli agri e sul sistema di tracciabilità, questa nuova pioggia di contestazioni è l’ennesima conferma di un atteggiamento di scarsa collaborazione. Non solo. Questa risposta dimostra a chi ha provato a sostenere il contrario che la nostra azione politica sulla gestione del lapideo non fa certo sconti o favori alle imprese".