
Ottaviani con la moglie, la cognata e il sindaco Bellesi
di Monica Leoncini
Se non avesse avuto due bimbi piccoli a cui pensare, forse sarebbe rimasta in Ucraina con il marito. I suoi occhi parlano di fierezza e di un grande amore per la sua patria. Ora Irina è a Villafranca nella casa di una famiglia un po’ speciale che arriva da lontano: lui è l’artista contemporaneo Gianni Ottaviani, che da Como ha scelto di trasferirsi in Lunigiana poco più di un anno fa con la moglie ucraina che vive in Italia da vent’anni. Una settimana fa i due coniugi sono andati a prendere la sorella Irina e i suoi bimbi di sei mesi e tre anni, in fuga dalla guerra. "Sono intimo amico del calciatore Andrij Ševcenko – racconta Gianni –, lo conosco da tanti anni e nel 2006 sono stato tre mesi suo ospite a Kiev, durante i mondiali di calcio. Sono rimasto colpito e abbagliato da quel territorio così ricco di storia, abbiamo promosso una mostra e un’asta di beneficenza, con il ricavato donato all’associazione fondata dal calciatore. Ho questa terra nel cuore, dopo la strage di Piazza Maidan, ho realizzato un quadro intitolato ‘Il bugiardo di Mosca’, che adesso sta facendo il giro dei social, pubblicato dalla modella che avevo scelto. Purtroppo il momento è difficile, la situazione è peggiore di quella che viene raccontata, gli ucraini non si sentono russi e lotteranno a lungo per la propria indipendenza".
"Nessuno vuole andare via – dice la moglie Oksana – mio cognato ha lavorato molti anni in Polonia e pensava di poter uscire dall’Ucraina con la famiglia, invece è stato trattenuto e adesso fa la ronda di quartiere. Non riescono neppure a sentirsi tutti i giorni. Dopo una telefonata drammatica siamo andati a prendere mia sorella e i bimbi. Adesso almeno ha la gioia di vederli sereni e inconsapevoli". Irina, che in patria è una cantante famosa, racconta cosa sta provando. "La nostra speranza è quella di tornare a casa – dice - noi non ci arrenderemo mai, se non avessi i bimbi sarei rimasta in Ucraina. Nostra madre, 74 anni, non è voluta scappare. Tutti credono che noi vinceremo. Io non ho sentito i bombardamenti perché sono partita prima, ma le sirene suonavano sempre, quella non è vita". Ieri mattina al famiglia è stata accolta in comune dal sindaco Filippo Bellesi che si è messo a disposizione per ogni esigenza, come diverse associazioni di volontariato. "Voglio tornare presto a casa – dice Irina – i russi vogliono eliminare la nostra identità, io sono ucraina e resterò tale per sempre".