Gal, fu tentata concussione. Bardi risarcito

Novoa, Manetta e Petriccioli condannati per la vicenda che risale al 1999. L’editore: "23 anni sono tanti per avere giustizia"

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Era tentata concussione quella del caso “Gal Lunigiana“ e il Tribunale di Massa ha condannato sul piano della causa civile Claudio Novoa (funzionario del Gal e ora sindaco di Mulazzo), Enrico Petriccioli (già direttore del Gal) e Giordano Manetta (già dipendente del Gal) a risarcire l’editore Maurizio Bardi, che li aveva denunciati 23 anni fa per aver ricevuto una richiesta di tangente da 30 milioni per potere incassare il compenso di un lavoro svolto per conto del Gal Sviluppo Lunigiana Leader.

L’editore doveva realizzare il progetto per un sito web e una guida sul tema “I segreti del Menhir nelle terre di Europa“. Il giudice unico Domenico Provenzano ha stabilito il risarcimento in poco più di 16mila euro e alla rifusione delle spese processuali a favore di Bardi. "Dalla documentazione acquisita traspare senza dubbio che la condotta concussoria dei convenuti, benché arrestatasi allo stadio del tentativo - scrive il giudice nella sentenza - abbia compresso e condizionato la libertà di autodeterminazione dell’attore, minacciando il suo diritto a disporre del proprio patrimonio e ad esercitare la sua libertà di svolgere l’attività professionale senza interferenza alcuna". La vicenda che risale al 1999 era stata discussa sotto il profilo penale, prima al Tribunale di Massa nel luglio 2008 e successivamente in Appello a Genova nell’ottobre del 2009 con sentenze di assoluzione nei confronti di Novoa, Manetta e Petriccioli. Poi la sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione nel 2013 aveva annullato la sentenza emessa dalla Corte di Appello perché nel frattempo sul reato era calata la prescrizione. Gli imputati erano stati assolti due volte con la formula "perché il fatto non costituisce reato", ma la Cassazione era stata diverso avviso. " Il ricorso proposto dal Procuratore Generale della Repubblica (contro la sentenza di assoluzione) è fondato – stava scritto nella sentenza - . La Corte di Appello di Genova, nel confermare l’assoluzione degli imputati per insufficienza della prova dell’elemento psicologico del reato, ha basato il suo convincimento su una serie di considerazioni che in realtà non hanno alcuna valenza a tal fine. In particolare la prassi di far retribuire dagli stessi assegnatari la collaborazione dei dipendenti del Gal negli incarichi non appare dato di particolare rilevanza, non valendo certo a giustificare la condotta degli imputati". Ciò che emerge nel caso è la lunghezza della strada per ottenere giustizia. "Ventritré anni sono tanti - commenta Maurizio Bardi -. È un tempo in cui si può morire, mollare, oppure decidere che forse vale la pena di stare al gioco. Dopo una assurda sentenza di primo grado, che ha riconosciuto tutto quanto io avevo denunciato e ha assolto gli imputati per un cavillo giuridico, la Corte di Cassazione ha invece riconosciuto la colpevolezza di Manetta, di Novoa e di Petriccioli, ma non ha potuto condannarli per intervenuta prescrizione. Ha però stabilito che andavo risarcito e ha demandato a un giudice civile il compito di rifare il processo e stabilire l’ammontare del danno - conclude - Credo che lo spirito della legge Severino sia chiaro: i topi vanno tenuti lontano dal formaggio. Conseguente, Novoa dovrebbe dimettersi da sindaco e Petriccioli dagli incarichi elettivi".