"Forno, è qui la mia esperienza più bella"

Carlo Manfredi, medico del paese dal 1979 appena andato in pensione, racconta il suo forte legame con la gente di montagna

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di Maria Nudi

La mamma Maria e le zie, Anna e Domenica, sfollate a Forno in tempo di guerra. Il nonno paterno, Santino, vittima nel 1922 di un tragico incidente sul lavoro nella Valle del Frigido, ucciso da un blocco di marmo. E’ forte il legame di Carlo Manfredi, presidente dell’ordine dei medici di Massa Carrara, con Forno e con la montagna. E’ un legame naturale, quasi genetico, scritto nel destino. Non poteva essere altrimenti. Essere stato dal 1979 fino al 29 settembre 2021, giorno nel quale è scattata la pensione, il medico dei fornesi ha segnato la sua carriera professionale ricca di incarichi e di soddisfazioni.

"I morti sul lavoro, i morti in cava sono state esperienze che hanno segnato la mia professione. Penso alle famiglie, che restano “amputate“. Penso alle donne di Forno che nel passato, quando i loro uomini andavano a lavorare in cava, non sapevano se tornavano a casa. Mia nonna Isola, quando perse il marito Santino, era in attesa di mio padre Dino. Orfano prima di nascere. Le morti sul lavoro sono morti che strappano il cuore". Carlo Manfredi apre l’album dei ricordi nel giorno in cui il paese montano lo ha abbracciato con una festa dedicata a lui. "Mio nonno materno Ermenegildo andava a Forno con la tranvia", racconta. Una vita quella di Carlo Manfedi, marito, padre e nonno, dedicata alla medicina, ai pazienti, alla ricerca, una vita con gli altri e per gli altri. "Ho deciso di essere medico perché da sempre mi sono interessato ai bisogni dell’uomo e a come risolverli: la medicina è questo strumento, è la scienza applicata ai bisogni dell’uomo, dei pazienti".

Ecco perché tra i ricordi che il medico ha a cuore, e sono tanti, uno è la sintesi della sua scelta professionale: "La guarigione di un paziente colpito da epatite C. Ma gli episodi sono tanti. Impossibile ricordarseli tutti". E nell’album dei ricordi c’è l’ esperienza di Forno. I suoi abitanti hanno un posto “riservato“, speciale. "Essere medico di Forno - sottolinea -, della montagna è molto diverso che essere medico in città. Tecnicamente la montagna è un posto più disagiato. In città sali in auto e vai dai pazienti, in montagna è diverso. In montagna il legame tra medico e paziente è un legame che il professionista sceglie". "Inoltre - aggiunge - la relazione tra medico e paziente è intenso e crea un legame molto forte. Ogni paziente, in qualasiasi luogo, deve avere il “suo“ medico e non il medico".

E poi a Forno lo legano anche i cognomi della sua famiglia: Manfredi e Alberti. Carlo Manfredi, da pochi giorni è in pensione, ma la sua agenda è densa di impegni e di incarichi. Docente alla scuola di formazione di Medicina generale a Pisa, membro del comitato per la sperimentazione dell’azienda pisana, membro del gruppo di studio Aifa: sono solo una piccola parte degli incarichi che Manfredi ha e che gli consentiranno di coltivare la sua passione e di portare avanti l’impegno professionale.

"A chi non si è ancora vaccinato - tiene ad aggiungere il medico neopensionato - dico di non essere timoroso. Il vaccino è l’unica tutela e protezione contro il Covid, nel rispetto e tutela della salute di ciascuno di noi e degli altri".