Solo morti 'bio' per il forno crematorio

Per evitare 'emissioni nocive'

L’ingresso del cimitero di Mirteto: nel forno crematorio potranno entrare solo salme vestite in un certo modo

L’ingresso del cimitero di Mirteto: nel forno crematorio potranno entrare solo salme vestite in un certo modo

Massa, 1 maggio 2017 - NELL’EPOCA del ‘biologico’ a tutti i costi, i morti non possono sgarrare: in attesa di tornare alla classica pira funeraria, ecco che a Massa pure il defunto da portare al forno crematorio del cimitero di Mirteto deve essere assolutamente ‘biodegradabile’. La notizia di per sé potrebbe quasi far sorridere ma bisogna chiarire sin da subito che la scelta del Comune, messa nero su bianco da un’ordinanza rivolta a tutte le onoranze funebri del territorio, rispetta invece dei criteri che discendono da leggi nazionali e autorizzazioni ministeriali. Insomma, la recente determina di palazzo civico, pubblicata il 18 aprile, si allinea alla regola.

L’ECCESSO di zelo, però, può creare situazioni kafkiane: va bene ridurre al minimo la dispersione nell’aria di sostanze nocive e garantire il buon funzionamento dei filtri presenti nel forno crematorio «a tutela della salute pubblica», ma possiamo forse domandarci se non si esagera con le prescrizioni. Leggendole una a una non può non scappare un sorriso e persino qualche domanda. Allora, la bara deve essere «del tipo autorizzato dal Ministero», nel 2007, e fin qui niente di male: casse in cellulosa, bordo legno in monoblocco. Con la variazione sul tema, però, si va subito in altri dettagli: sono consentite «essenze lignee tenere facilmente degradabili», non verniciate oppure tinteggiate con «vernici naturali». Legno che bruci in fretta, insomma. Al di là dell’assenza di maniglie, decorazioni o accessori, il Comune ordina di evitare assolutamente rivestimenti e imbottiture sintetiche: tutto ‘naturale’. Non ci si ferma alla cassa, però e un po’ si esagera: i vestiti della salma devono essere «in tessuto biodegradabile o comunque realizzati con materiali atti a ridurre emissioni inquinanti». Insomma, tutto quanto deve essere ‘bio’ prima di arrivare al forno crematorio. Non c’è dubbio che siano misure utili a tutela della salute dei cittadini visto che l’impianto si trova a poche decine di metri dalle case, in una zona densamente abitata ma qualche misura appare un po’ eccessiva. Potenziare i filtri non sarebbe stato meglio? Perché poi chi controlla il rispetto delle prescrizioni? D’altronde se siamo nell’epoca del bio a ogni costo è anche vero che siamo nell’era della chirurgia plastica diffusa ovunque: per legno e vestiti basta un’occhiata ma siamo sicuri che tutti i defunti siano ‘bio’?

Francesco Scolaro