
In tanti si sono ritrovati alla chiesa della Madonna del Monte per l’ultimo saluto a Roberto Bigini, medico tra i più amati a Massa. La notizia della prematura scomparsa ha lasciato nello sconforto la comunità, riconoscente allo stimato professionista. A settembre avrebbe compiuto 80 anni, ma già da oltre un anno lottava contro un tumore che se lo è pian piano portato via. Bigini si è laureato nel 1966 e dopo aver fatto l’ufficiale nella sanità ha lavorato per 12 anni in ospedale alternandosi con l’attività di medico di base, intrapresa poi a tempo pieno.
Oltre alla medicina la sua altra grande passione era lo sport. Da ragazzo fu il primo massese a superare i 7 metri nel salto in lungo laureandosi per due anni campione regionale. Era bravo anche col pallone. "Un bel mancino – ricorda Mauro Balloni che condivise poi con lui l’esperienza alla Massese -. Giocò per diversi anni nella Berretti della Massese come ala sinistra e ho ancora la foto di una partita al ’Franchi’ contro la Fiorentina". Bigini ha poi lasciato lo sport praticato per dedicarsi agli studi che gli hanno permesso di rendersi utile in maniera ben più marcante alla collettività. Lo sport lo ha riabbracciato più avanti in veste di medico sociale e dirigente.
"Alla Massese è stato assieme ad Andreani il ’dottore’ della promozione in serie B – spiega Balloni –, ma la sua passione per i colori bianconeri è rimasta sempre viva. Era sempre tra i primi ad abbonarsi". L’altro grande amore di Roberto è stato la pallavolo. Un amore corrisposto a giudicare anche dalla partecipazione di ieri al funerale, con una folta presenza di professionisti del settore e degli amici della pallavolo che sono arrivati a salutare il loro stimato professionista.
Tutto il gotha del volley massese ha risposto presente: dirigenti, allenatori, giocatori. "Con Roberto entrammo nella Pallavolo Massa nel 1974 – ricorda l’amico fraterno Beppe Roni –. Quando i commercianti mollarono gli chiesi se se la sentiva di fare il presidente ed accettò. Era una persona fantastica, di grande vitalità. Abbiamo passato tanti anni insieme tra mille difficoltà. A volte bisognava cercare dal nulla le risorse per fronteggiare le trasferte del fine settimana. E’ stata dura ma ci siamo divertiti e la nostra amicizia, anche con le famiglie, si è cementata sempre di più. Ci chiamavano i fratelli".
Gianluca Bondielli