Il centrosinistra non ha bisogno di una mozione di sfiducia per dividersi: ci riesce anche stando all’opposizione, all’inseguimento di un Partito democratico che non scioglie la riserva sulla scelta di un possibile candidato alle elezioni amministrative. La tattica per ora ricorda il gioco delle sedie musicali: ci sono tanti protagonisti che corrono intorno ma le sedie non bastano per tutti. A ogni giro di musica qualcuno resta in piedi con la sua candidatura fra le mani, bruciata sull’altare dell’esito del congresso nazionale. La decisione, ormai sembra chiarissimo a tutti, non arriverà prima della fine delle primarie per il segretario nazionale.
Quindi meglio chiarire una volta per tutte: il Pd non ha candidati. Ci sono nomi che si lanciano in una ‘disponibilità’ a ricoprire il ruolo. Lì ci si ferma. Nessuna delle correnti è disposta a cedere un centimetro all’altra e il partito resta spaccato, impotente persino nello scegliere se fare le primarie. Primarie che con i tempi stretti che si profilano davanti rischiano di essere una fotocopia ancor più sbiadita di quelle del 2018, da dimenticare per i numeri e il risultato finale. Resta in piedi anche l’ipotesi di abbracciare un candidato civico esterno, come potrebbe essere l’ex parlamentare Fabio Evangelisti che ha pure dato la disponibilità a fare le primarie e sta consolidando la propria candidatura con una campagna elettorale massiccia, ‘vantando’ addirittura i loghi di sette liste elettorali nei propri manifesti. Certo, bisognerebbe anche capire quanti nomi contengano ma questa è un’altra storia. Evangelisti fa campagna e la fa in maniera aperta, entrando nel vivo del dibattito cittadino e da ultimo proprio sul caso della mozione di sfiducia al primo cittadino Francesco Persiani, definendola "pietra tombale per l’esperienza amministrativa della destra a Massa. Ora tutti al lavoro per una proposta alternativa democratica seria, concreta e trasparente capace di far recuperare a Massa il terreno perduto in cinque anni di dolce far nulla". Non si sa se Evangelisti accetterebbe di non essere il candidato del centrosinistra, con tutta probabilità continuerebbe la sua corsa da solo.
L’altro nome è quello dell’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini che si è candidato e sin dalle prime interviste ha dichiarato di voler andare avanti sul percorso, disposto ad accogliere il sostegno dei partiti che condivideranno idee e programmi. Però il Pd non si è espresso su nessuno dei due. Anzi, non si è proprio espresso su nulla.