L’Arpat ha presentato il quadro completo dei risultati delle analisi, in parte già anticipati dall’ingegner Stefano Santi, a seguito del cedimento del muro esterno della discarica dell’ex Cava Fornace. "Lo scenario che si è evidenziato – afferma Arpat – risulta coerente con un evento di natura accidentale, incidentale e di durata limitata nel tempo, a cui generalmente non sono associati impatti irreversibili sull’ambiente. Nel percolato fuoriuscito dalle pertinenze della discarica è stato rilevato il rispetto dei limiti previsti relativi agli scarichi industriali in acqua superficiale, per tutti i parametri ricercati, a eccezione di alluminio, ferro e solidi sospesi. La presenza di questi contaminanti è compatibile con la natura della tipologia dei rifiuti conferiti in discarica. Gli esiti delle analisi chimiche eseguite dal laboratorio Arpat sul campione prelevato dal fosso non rilevano la presenza di inquinanti che, per tipo o concentrazione, facciano presupporre l’eventualità di danni o pericoli a carico delle risorse ambientali. Considerato che la discarica è autorizzata anche per il conferimento di rifiuti contenti amianto, nel campione è stato ricercato anche questo parametro, che ha richiesto tempi più lunghi. I risultati analitici hanno evidenziato la presenza di amianto sotto forma di crisotilo e tremolite. Due specie che possono essere compatibili con i materiali presenti all’interno della discarica. Il sedimento filtrato dal campione di percolato si è depositato sul fondo del fosso Ginese sotto costante battente di acqua, quindi intrinsecamente in sicurezza in quanto indisponibile a essere volatilizzato e respirato".
L’agenzia è intervenuta nelle fasi emergenziali e nei giorni successivi. Nell’immediato il personale ha eseguito un campionamento, lungo il fosso Ginese, a valle rispetto al punto di scolo delle acque fuoriuscite dalla discarica, effettuando contestualmente verifiche al contorno della discarica. Successivamente è stato effettuato un nuovo sopralluogo all’interno della ditta per verificare l’andamento delle attività intraprese per la risoluzione dell’incidente. Infine, è stata effettuata un’ulteriore misurazione di parametri chimico-fisici nelle acque lungo il fosso Ginese fino al Lago di Porta. "I parametri misurati (in particolare la conducibilità) sono rientrati in un range di valori tipici del corso d’acqua misurato", conclude Arpat che seguirà costantemente le successive ulteriori attività di intervento e ripristino dei luoghi.