Dieci anni fa scoppiava il caso della Fermet "Distrutto il mio lavoro: ora chiedo la verità"

Nell’anniversario dell’inizio della vicenda l’imprenditore Ricciardi racconta un’odissea segnata da aule di tribunale e Agenzia delle entrate

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di Alfredo Marchetti

Due faldoni di fogli sul tavolo di casa. Un’altra borsa piena di documenti appoggiata a terra. Dentro atti di tribunale, Agenzia delle entrate, bilanci di un’azienda che fino al crac dava da lavorare a 70 dipendenti e fatturava milioni di euro all’anno. Alberto Ricciardi oggi è pensione. L’imprenditore di Fermet, azienda che si occupava prettamente di lavorazione di rottami in ferro, è sicuro: la sua ’creatura’, curata come si fa con un figlio, è stata portata al collasso a tavolino. Dopo due lustri, aule di tribunale, una vera e propria odissea giudiziaria, milioni di euro chiesti dall’Agenzia delle entrate, interviste in televisione per avere giustizia, Ricciardi fa il punto. "Ho l’amaro in bocca. In 10 anni ne sono stati distrutti 30 del mio lavoro. Fermet è partita nel 1984 da zero, ma è riuscita a crescere e a diventare tra le prime in Italia nel suo settore. E chi lo sa cosa sarebbe potuta diventare se avesse avuto modo di andare avanti: avevamo un margine di crescita del 59 per cento. In questi anni è stata attaccata, sono stati fatti verbali che poi si sono rivelati inconcludenti: invito a riflettere chi l’ha fatti".

Nel corso di questi due decenni Ricciardi ha resistito, non si è mai arreso, anche se il rischio ’blackout’ mentale, il buio, è sempre dietro l’angolo. "È vero, ci sono stati momenti difficili. Sa, quando si è da soli si riflette. Tuttavia il Signore mi ha dato la forza, dandomi lucidità e la determinazione nel chiedere giustizia. Dopo 10 anni sono ancora qua e adesso spero che la Procura vada fino in fondo alla questione". A luglio è iniziato il processo, Ricciardi è ancora fiducioso nelle istituzioni: "Oggi sono in pensione, sono riuscito ad andare avanti con i risparmi di una vita. I miei figli oggi lavorano. È iniziato il processo dopo così tanto tempo. Nonostante tutto ho ancora fiducia nella giustizia, ma mi chiedo: si arriverà a sentenza o subentrerà la prescrizione?"

Il crac Fermet inizia 10 anni fa. L’azienda di Ricciardi aveva fino ad allora i bilanci in attivo, la realtà apuana era florida sul mercato, non presentava particolari difficoltà economiche, tanto che a inizio millennio la Fermet riesce ad avere fatturati superiori ai 200 milioni di euro e vantare 70 operai. Negli anni successivi poi l’azienda va velocemente in declino: ha problemi di liquidità aggravata dagli accertamenti del fisco che all’epoca non le permettono di incassare il credito Iva che arriverà fino a 5 milioni di euro e nel 2012 venne avviata una procedura di concordato preventivo che la portò alla sua messa in liquidazione. Una scelta nella quale, secondo la ricostruzionedella Procura, sarebbero stati coinvolti anche Giulio Andreani, tributarista tra i più affermati a livello nazionale, ed Emanuele Ricciardi, fratello di Alberto e socio di una ditta concorrente.

Secondo l’ipotesi degli inquirenti i due non avrebbero agito negli interessi della Fermet che, invece, sarebbe finita in una crisi aziendale creata ad arte. Nello specifico, in merito all’ipotesi accusatoria il fiscalista, nel 2012 aprì il concordato in bianco (secondo la Procura non necessario) per dare l’opportunità allo stesso imprenditore di godere degli effetti del concordato. Azione che però non sarebbe andata come preventivato: invece di salvare il colosso questa operazione lo portò sull’orlo del fallimento. Proprio su questa procedura si era concentrata la lente degli inquirenti, i carabinieri nel nucleo investigativo che conclusero le indagini nel 2018.

Il fratello invece avrebbe affittato un ramo dell’azienda propedeutico poi a un acquisto mai avvenuto, quando la Fermet non navigava in acque tranquille. Andreani, assistito dall’avvocato Graziano Maffei, in precedenza ha già dichiarato di non aver commesso nessun reato e si dichiara innocente. Lo scorso 7 luglio, a distanza di 10 anni, si è aperto il processo che vede il fiscalista e l’imprenditore fratello di Ricciardi alla sbarra per bancarotta concordataria. La prossima udienza si terrà in Tribunale a Massa davanti al giudice Ermanno De Mattia. Ricciardi è difeso dalla legale Barbara Cucurnia.