Da un ’bés’ negato, il travaglio di un genio Perrotta commuove con l’omaggio a Ligabue

Il grande autore si è incontrato con Marina Babboni e gli spettatori di Spazio Alber1ca prima dello spettacolo al Teatro dei Servi

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di Cristina Lorenzi

CARRARA

"Chi fa teatro annusa il futuro e comincia a pensarlo". Contro la mancanza di passione, definita la malattia dell’occidente, Mario Perrotta ha illustrato il suo spettacolo, la sua poetica, la sua vita teatrale e privata davanti al pubblico di Spazio Alber1ca. I sempre presenti spettatori dell’’Arte dello spettatore’, il ciclo di incontri organizzati da Marina Babboni che prende per mano e accompagna gli assetati di cultura in spettacoli che una volta si vedevano anche in questa città, ma che adesso costringono a trasferte, hanno seguito la toccante e coinvolgente presentazione di ’Un bés’. Uno spettacolo che Mario Perrotta ha poi tenuto al Teatro dei Servi di Massa all’interno della rassegna ’Metti una sera ai Servi’.

La storia di Antonio Ligabue, della trilogia che ha sviscerato anima e arte del pittore emiliano, è stata rappresentata davanti a un teatro gremito, che ha ripercorso, con la narrazione dell’autore salentino, il dramma di uno dei più grandi Maestri del colore. Dall’infanzia, rifiutato dalla madre in Svizzera, a una vita in cui ha sempre atteso quel bés mai arrivato, Ligabue ha avuto un’esistenza ai margini che lo ha reso sempre un diverso. Emozioni ed empatia per quasi due ore di spettacolo dettato dai ritmi incalzanti e da testi toccanti come da sempre Perrotta ha abituato il suo pubblico e che ancora una volta accompagna sul baratro fra il dentro e il fuori, fra il giusto e l’ingiusto, fra la salute e la malattia. Un racconto sulla diversità che se sul palco interessa il pittore e la sua travagliata vicenda personale, nell’attualità si fa simbolo universale della vita di tutti noi e di tutti i giorni. "I miei spettacoli – ha spiegato Perrotta incontratosi in piazza Alberica con gli spettatori del circolo di Luciana Ceccarelli – nascono tutti da un’esigenza personale. La storia di Liguabue mi ha coinvolto da quanto andai a Gualtieri e rimasi toccato dalla sua statua al centro della piazza del paese sul Po. Ne sentii tutta l’urgenza personale e da dieci anni lo spettacolo sullo scemo del paese continua a emozionare. Una trilogia che è diventata un progetto colossale sulla diversità nato da un’urgenza e da un’esigenza personale". |E proprio dalla stessa urgenza, che ha dettato capolavori come Italiani cingali, che adesso Perrotta intende avvicinarsi al cosiddetto Progetto Calvino sulla libertà. "Da tanto sento il bisogno di raccontare Italo Calvino, lo sento come un dovere nei confronti del grande scrittore. Lo farò come so e come posso, ma voglio far emergere la capacità di un genio che ha saputo raccontare la vita facendo emergere tutta l’angoscia con estrema leggerezza. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare fortemente la mia visione delle cose e del mondo". Da qui il debutto al Teatro Carcano di Milano il 15 marzo per poi portare il focus sulla libertà in tutta Italia.