
Un'addetta della Sartoria Carrara mostra una mascherina appena prodotta
Massa, 23 marzo 2020 - Nell’ora più buia contro un nemico che avanza inesorabile, c’è un bagliore di speranza che ha la forma del cambiamento.. E' quanto ha fatto, nel giro di pochissimi giorni, la nuova Sartoria Carrara. L’azienda che esporta in tutto il mondo le sue giacche da uomo su misura, nata nel 2016 dall’incontro fra Sergio Greco Luciani e Patrick Johnson, soltanto a gennaio aveva già ‘cambiato pelle’, inaugurando la nuova sede in via Martiri di Cefalonia. C’erano tutti i presupposti per un futuro di ulteriore espansione internazionale. Poi il virus e la pandemia. Sartoria Carrara ha accettato la sfida, trasformandosi ancora: una parte della linea produttiva è stata rivisitata su scala locale e ha iniziato a produrre mascherine chirurgiche. Circa 10mila pezzi in meno di una settimana. E potrebbe farne ancora di più. Tutto è partito da una richiesta arrivata poco più di una settimana fa dall’ospedale del cuore Pasquinucci di Montepepe. “Avevano bisogno di mascherine chirurgiche che ormai erano già introvabili – evidenzia il titolare Sergio Greco Luciani -. Abbiamo detto ‘va bene, ma diteci come vanno fatte’. Non potevamo improvvisare qualcosa di inutile: dovevamo capire i materiali, la forma… E loro ci hanno aiutato a creare mascherine che potessero essere anche sterilizzate prima dell’uso in ambienti sterili, in polipropilene 50 grammi per metro quadrato. E la recente comunicazione della Regione sulla realizzazione di mascherine in autocertificazione dimostra che eravamo già sulla strada giusta. Il materiale è essenziale perché non deve lasciar passare le micro-particelle umide del fiato. Inoltre la piegatura è altrettanto fondamentale perché quando si apre la mascherina deve aderire il più possibile al volto”.
Quindi quelle che state producendo da una settimana funzionano?
“Certo, riducono di molto il contagio da parte di chi è infetto e in buona parte anche di poter essere contagiati. Certo, non sono quelle con il filtro, che non potremmo realizzare in sartoria, ma sono chirurgiche come da linee guida della Regione – precisa Luciani – e la prossima settimana, se sarà possibile, rappresentanti dell’Istituto superiore di sanità dovrebbero venire per avviare la certificazione”.
Quante ne avete prodotte e quante potreste produrne?
“Abbiamo iniziato questa settimana, per l’Opa, producendone circa 10mila. Molte le abbiamo donate al Comune che dovrebbe poi consegnarle al Noa. Questo riconvertendo una parte della linea produttiva che ci garantisce una enorme flessibilità. Sei operai stanno facendo le mascherine ma, in teoria, ne avremmo altri 40 da poter convertire, circa il 50% del personale. Credo che potremmo farne 20mila alla settimana, forse anche di più”.
Tutto questo mentre sul mercato, anche online, acquistare mascherine è diventato quasi impossibile oppure a prezzi esorbitanti.
“Ne stiamo già vendendo ad aziende della zona – conclude Luciani – e sarebbe utile far sapere a persone e imprese che le mascherine si possono acquistare qua, vicino casa, visto che non se ne trovano in giro oppure non sono idonee. Senza contare che farle arrivare pure dall’estero è quasi impossibile. Noi siamo qua e possiamo essere utili”.