REDAZIONE MASSA CARRARA

Confindustria, nasce un colosso con Firenze "Ok alla fusione ma va rafforzata l’area di costa"

Venturi: "Bisogna completare l’opera di suturazione delle lacerazioni aperte dal processo di deindustrializzazione degli anni ‘80"

Confindustria, nasce un colosso con Firenze "Ok alla fusione ma va rafforzata l’area di costa"

La nuova Confindustria che si sta disegnando grazie alla fusione fra le due attuali di Firenze con Livorno e Massa Carrara è un colosso. Un asse di ferro che collega la costa al principale entroterra toscano con un’associazione che rappresenterà ben 1.500 aziende per un totale di 66.500 dipendenti, collocandosi al nono posto della graduatoria nazionale delle associazioni territoriali per numero di dipendenti e all’ottavo posto per numero di imprese associate. Il via libera alla fusione è arrivato ieri dall’assemblea di Confindustria Livorno Massa Carrara che ha votato all’unanimità dando mandato e i poteri al comitato di pilotaggio, formato da presidente e vice presidenti delle rispettive Confindustria, a contrarre e negoziare la fusione.

Per costruire un colosso, però, bisogna stare attenti a non iniziare con i piedi di argilla. I territori restano fondamentali nella visione complessiva. Matteo Venturi, vice presidente vicario e presidente della delegazione di Massa Carrara, ha ben presente la necessità di unire costruendo su basi territoriali solide e lo ha messo in luce durante il suo intervento. "La fusione potremmo stilizzarla figurativamente in una T orizzontale, la cui asta, partendo dal capoluogo di Regione, approda e si interseca sulla costa del Mar Mediterraneo. L’area di costa deve completare l’opera di suturazione delle lacerazioni aperte dal processo di deindustrializzazione degli anni ‘80. Per citare un solo esempio, oggi ne è testimonianza l’eredità di costosissime bonifiche che, tra l’altro, pregiudicano l’uso del territorio già di per sé scarso. Bisogna considerare l’area costiera come un unico tessuto urbano e di produzioni da mettere in stretta relazione con l’altra grande area urbana-produttiva di Firenze".

Questa la visione globale a cui devono seguire un’azione locale. Come? Partendo dallo stato dei fatti. L’export di oltre 2 miliardi, ha detto Venturi, vale circa metà del Pil apuano e "riflette la forte polarizzazione dell’assetto produttivo locale. I settori delle macchine (dove è predominante il peso delle produzioni di Baker Hughes e di Aero Service Technologies), e del lapideo costituiscono quasi l’80% dell’export provinciale. Si riflette anche in una polarizzazione geografica: i due mercati di destinazione principali sono infatti Usa e Cina che incubano il 55% delle esportazioni locali". Punti di forza e debolezza al tempo stesso, perché la produzione locale dipende dalle dinamiche dei due Paesi. C’è un terzo asset, il porto di Marina di Carrara, che nel 2022 ha toccato il suo record storico. E lì bisogna investire perché "ha un potenziale importante legato al tessuto imprenditoriale locale dei prodotti lapidei, del project cargo e della cantieristica navale, ospitando una luxury brand quale The Italian Sea Group".

Infine l’azione locale che oggi è la chiave di volta, la formazione, a partire dall’impegno per "realizzare a livello locale un segmento dell’Its Prime nel campo della meccatronica. Con il cruscotto produttivo che ho cercato di sintetizzare e con questa ‘cassetta degli attrezzi’ – evidenzia Venturi – ci approcciamo al disegno di una nuova Confindustria".