
di Francesco Scolaro
Dannatamente belle. Maestose, ricche di storia e di fascino. Rari esempi di un’architettura che ha segnato un’epoca. Sono le storiche colonie di Marina di Massa. Hanno alle spalle anni gloriosi da raccontare. Quando ancora c’erano decine di metri di sabbia sulla costa a nord del centro marinello e a est del porto, dove d’estate si ritrovavano centinaia di bambini. Tempi lontani. Oggi l’area delle colonie, da via Casola a via Fortino di S. Francesco, è estremamente degradata, sotto ogni aspetto. Il mare ha divorato il litorale arrivando fin quasi alla strada dove riversa pietrisco in quantità.
Il grande complesso della ex Colonia Motta è abbandonato da tantissimi anni: preda di degrado, spacciatori e umanità disperata. Insieme ai relitti di quella che fu un’altra colonia, la Quisisana, rappresentano un vero e proprio ‘scandalo’ del lungomare. Le ex colonie Torino e Olivetti, che pure avevano resistito fino a pochi anni fa tramite il gruppo Turimar, hanno chiuso ogni attività nel 2016.
Non se la passano meglio le uniche due di proprietà pubblica. Una è la sede dell’istituto alberghiero Minuto: il salmastro e il tempo hanno avuto la meglio sulla tenuta della struttura e la storica colonia oggi si regge in piedi solo grazie agli interventi realizzati dalla Provincia in estrema urgenza, dalle puntellature interne alle impalcature intorno. Tant’è vero che a ogni allerta meteo per vento la sede principale dell’istituto resta chiusa.
Ma è ridotta malissimo anche la ex Colonia Ugo Pisa, che vanta pure un grande parco pubblico a cavallo fra il lungomare e via delle Pinete. Un immobile costruito su due blocchi, uno nel parco e una ‘appoggiata’ sulla riva collegati da una passerella sopraelevata puntellata ormai da diversi anni perché pericolante. La parte sul mare è di proprietà demaniale, dove ha sede anche il Centro sub Alto Tirreno. Quella nel parco è del Comune di Massa ed ha più problemi di tenuta.
L’unica colonia ancora attiva, con le funzioni di un tempo, è la Torre Marina, o ex Torre Fiat, oggi gestita dalla società Verve: caso più unico che raro. Ma anche la Verve ha manifestato la volontà di investire e modificare, nei limiti del possibile, la gestione solo che difficilmente metterà in campo un investimento milionario se l’area intorno dovesse restare preda del degrado. E, soprattutto, in pratica senza spiaggia. Da non dimenticare la Colonia Cge, oggi Casa per il vacanze Il Pioppo, altra realtà delle poche ancora vive e ben tenute con destinazione turistica. Attive, con altre funzioni, ci sono poi Casa Faci e Don Gnocchi.
Evidente dunque che il rilancio del turismo di Marina di Massa non può prescindere dal recupero, funzionale, strutturale ed estetico di questa fascia di litorale: recuperare la spiaggia, rimettere a nuovo strade e parchi grazie anche al Piano dell’arenile e dei viali a mare. Ma soprattutto bisogna trovare risorse e investitori privati. Le prime per sistemare le colonie pubbliche (Ugo Pisa e alberghiero per il quale ci sono già 10,6 milioni di euro sul piatto per la Provincia finanziati con i bandi dell’edilizia scolastica), i secondi per riportare a nuova vita le colonie private oggi abbandonate, soprattutto Motta, Quisisana, Torino e Olivetti.