REDAZIONE MASSA CARRARA

Mensa al Pignone: allarme: "Operai liberi di scegliere"

Rientra la preoccupazione di Musetti del Venus che temeva per la sua clientela "Se si toglie il lavoro ai locali mi chiedo dove siano i vantaggi dell’indotto".

Su richiesta dei sindacati il Pignone. ha. aperto. una mensa: allarme dei ristoratori

Su richiesta dei sindacati il Pignone. ha. aperto. una mensa: allarme dei ristoratori

La mensa aperta al Nuovo Pignone ha messo in fibrillazione i locali di Marina che da sei anni danno i pasti ai dipendenti dell’indotto. Il primo a lanciare l’allarme è stato il titolare del ristorante Venus, Valerio Musetti, che come un fulmine a ciel sereno ha visto calare la sua clientela del 40 per cento. "Non è possibile che il Pignone pretenda che le ditte siano obbligate a usare la mensa" aveva detto Musetti. Tuttavia è delle ultime ore il passo indietro che prevede libertà per la scelta della sede dei pasti da parte delle ditte dell’indotto. "Dopo la mie proteste – ha spiegato Musetti – la Ram, la ditta i cui dipendenti sono sempre venuti da noi, è venuta a spiegarmi che avrebbe lasciato liberi i suoi dipendenti". Una notizia che di fatto ha salvato anche le maestranze del ristorante che avrebbero potuto essere ridimensionate.

La mensa nella multinazionale era stata chiesta dai sindacati per evitare che i 1200 lavoratori, buona parte stranieri, si trovassero nella pausa pranzo a ridosso dei capannoni a mangiare scatolette di tonno. "Tuttavia se la mensa toglie lavoro ai ristoranti limitrofi – prosegue Musetti – si riduce di molto anche l’indotto creato dal Pignone".

Sulla questione affonda le unghie il consigliere di opposizione Massimiliano Bernardi il quale parla di una città svenduta, dove la grande azienda ha poche ricadute sul territorio. "Nel 2023 l’amministrazione Arrighi aveva celebrato come un grande successo politico l’autorizzazione alla Baker Hughes per l’ampliamento ad Avenza. Un’operazione definita “strategica per l’occupazione locale” e l’indotto. A un anno di distanza, nessun beneficio. La città ha regalato spazi, suolo e silenzio istituzionale a un colosso industriale che, a fronte di presunte assunzioni, ha contribuito a un’invasione caotica di manodopera esterna: operai extracomunitari e no che arrivano in treno per poi riversarsi in bicicletta o su monopattino verso lo stabilimento. Un flusso giornaliero che ha lasciato tensioni sociali e un mercato immobiliare drogato con appartamenti affittati anche a 5 o 6 persone in due locali, sporcizia e degrado. A pagare il prezzo più alto sono proprio quei commercianti che avevano stretto convenzioni con le ditte dell’indotto per fornire pasti agli operai". Da qui il pieno sostegno di Bernardi a Musetti.

Cristina Lorenzi