LAURA SACCHETTI
Cronaca

Cent’anni di soldi buttati per salvare la spiaggia

I primi lavori risalgono al 1930 dopo l’avvento del porto. Una miriade di tentativi, spesso inutili, che hanno solo tamponato e spostato il problema

di Laura Sacchetti

Nel documento ’Progettazione preliminare per la protezione delle spiagge di Marina di Ronchi’ datato 1998 si legge che "è dal 1920 che, a seguito dell’inizio dei lavori del porto, cominciò un erosione in costante progressione verso sud e che costrinse nel 1930, alla costruzione delle prime scogliere aderenti a difesa della costa meridionale". Tra il 1938 e il 1954 le uniche protezioni a difesa del litorale erano quelle tra il porto e il fosso Lavello, ma il tasso annuo di erosione era di circa 4 metri l’anno. Come emerge sempre dal documento, queste scogliere non produssero l’effetto sperato. Dal 1954 al 1967 vengono quindi costruite delle scogliere parallele che "partendo dal Fosso Lavello, arrivano fino a 300 metri a sud del torrente Ricortola". Anche questo intervento non bastò però a frenare la forza del mare e l’erosione continuò a spostarsi sempre a levante. Dal 1967 al 1978 – quando ci fu la massima erosione – furono realizzati 5 pennelli ortogonali, nella zona compresa tra i 300 metri a sud del Torrente Ricortola e 200 metri a nord del Fosso Brugiano. Dal 1978 al 1985 fu ultimata la serie di pennelli perpendicolari alla costa che arriva fino a 500 metri a nord del Fosso Magliano.

Ma l’erosione ancora non si fermò, proseguendo la sua corsa verso sud. Tra il 1999 e il 2000 ci fu l’intervento per la realizzazione di un primo setto sommerso, dei due previsti dal progetto, in località Ronchi. I famosi geotubi. Un altro esperimento che però non portò gli effetti sperati. Negli anni successivi furono posizionati altri geotubi in diversi tratti del litorale, perpendicolari alla spiaggia. Tra il 2009 e il 2010 furono costruite le scogliere tra il Frigido e la spiaggia libera Bad Kissingen che a differenza delle altre hanno una base molto più larga e profonda e che ad oggi sembra siano state le uniche ad aver portato beneficio alla costa. Tra il 2012 e il 2017 fu realizzato l’ultimo progetto strutturale sulla costa massese. La prima posa dei pennelli verso sud rispetto al fosso del Magliano risale al 2012. Ne seguì il prolungamento con setti sommersi nel 2015, anno in cui furono anche realizzati i lavori nelle celle 3 e 4 a nord del Magliano (dal bagno Pupa e Mocambo al fosso del Magliano).

A questo progetto strutturale doveva seguire un mega ripascimento previsto di circa 100mila metri cubi di sabbia a sud dell’ottavo pennello, l’ultimo realizzato a Poveromo. Tale intervento di ripascimento è partito nel 2019, poi interrotto nel 2020 per motivi giudiziari e che deve ancora essere ultimato. In tutti questi anni si sono alternati agli interventi strutturali diversi ripascimenti in quasi tutto il litorale. Milioni di euro spesi dagli anni ’30 ad oggi, quasi 100 anni di studi, monitoraggi, analisi, esperimenti, incontri, scontri e confronti, ma soluzioni corrette e definitive al fenomeno dell’erosione ancora non ce ne sono. Quanta spiaggia abbiamo perso? Difficile quantificare, ma non meno di 100 metri.

Tutto, alla fine, nasce dal porto di Carrara. Ricordiamo che nel 1802 la relazione della Commissione Lizzoli, reperita in Archivio di Stato, prevedeva come l’ipotetica costruzione del porto a Carrara, un’opera "innaturale", avrebbe portato a una perdita di 200 passi di spiaggia ogni 52 anni. Non aveva sbagliato.