Cave e mafia, il filo sottile . Torna alla ribalta di Rai Tre l’inchiesta sulla Calcestruzzi

Salvo Sottile a Far west riprende le interviste pubblicate dal nostro giornale sta nel 2016 sul legame fra criminalità organizzata ed escavazione. Un reportage che coinvolse nomi eccellenti .

Cave e mafia, il filo sottile . Torna alla ribalta di Rai Tre  l’inchiesta sulla Calcestruzzi

Cave e mafia, il filo sottile . Torna alla ribalta di Rai Tre l’inchiesta sulla Calcestruzzi

Un filo invisibile che legava la strage di via d’Amelio e le cave di marmo. Con questo incipit lunedì sera si è aperta l’inchiesta della trasmissione ‘Far West’ di Salvo Sottile, in onda su Rai 3, che ha citato anche alcuni nostri ampi servizi pubblicati tra dicembre 2016 e marzo 2017 a firma di Luca Cecconi. Partendo dalla strage di via D’Amelio che causò la morte del giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, si è finiti sulle Alpi Apuane, su due società operanti in cava, legate in qualche modo ai fratelli Buscemi, Totò Riina e alla Calcestruzzi di Raul Gardini. La domanda della trasmissione, basata sul racconto dell’allora pm Augusto Lama e dell’ex finanziere Piero Franco Angeloni, è se vi fossero infiltrazioni mafiose nelle cave di marmo.

Tutto inizia alla fine degli anni Ottanta, quando alcune società di estrazione di marmo vengono privatizzate. Nel documento mostrato da ‘Far West’ le due società sono la Imeg, industria marmi e graniti, e la Sam società apuana marmi. "Dopo quei cambiamenti abbiamo notato gente nuova al lavoro – racconta Marco Mussi, ex lavoratore – e dopo abbiamo saputo che venivano tutti dalla Sicilia. Giravano nello stabilimento ma non si capiva chi fossero". Facendo un passo indietro, l’acquisizione delle due società avviene da parte della Calcestruzzi, nell’orbita del gigantesco Gruppo Ferruzzi e guidata da Raul Gardini, noto capitano d’industria trovato morto nella sua abitazione nel 1993. La Procura di Massa indagò, col pm Augusto Lama, intorno alle due società del lapideo, che da sole rappresentavano oltre il 50 per cento delle cave. "La Calcestruzzi era a sua volta nella società Generali impianti di Palermo – spiega Lama – che faceva capo ai fratelli Buscemi, che erano uomini di Salvatore Riina, eravamo nel cuore di Cosa Nostra.

Nel quadro di indagine, una delle due società, la Sam, aveva come amministratore delegato il cognato di Antonino Buscemi". A fare ulteriore chiarezza nella ricostruzione sul rapporto tra mafie e il mondo delle cave, si aggiunge anche la testimonianza di Piero Franco Angeloni, ex finanziere oggi in pensione. "Imeg e Sam erano nel gruppo Ferruzzi e gestiva tutto il cognato di Buscemi – ribadisce Angeloni – e io a suo tempo feci 28 bobine di intercettazioni, mandandole alla Procura di Palermo. Abbiamo saputo che le intercettazioni sono state smagnetizzate e che di quelle indagini non vi è rimasta traccia". Il 25 giugno 1992, la Procura di Palermo ordina la smagnetizzazione dei nastri dell’intercettazione e la distruzione delle trascrizioni. Nel frattempo, anche Augusto Lama si mosse con una sua indagine, chiedendo approfondimenti alla Procura di Palermo. "Decisi di emettere decreti di perquisizione locale – aggiunge Lama – e iniziarono una serie di polemiche furibonde nei miei confronti. L’allora Ministro della Giustizia, Claudio Martelli, aprì una sua indagine e io dovetti astenermi, con la mia indagine che mi fu tolta. Ho saputo che il Procuratore di Palermo ha archiviato".

In chiusura del reportage, Angeloni ammette il suo grande rammarico per l’intera vicenda, aggiungendo anche una personale interpretazione sul suicidio di Raul Gardini. "Quando vennero gli ispettori da Roma – racconta l’ex finanziere – ci dissero che non avrebbero dovuto bloccarci, uno di loro si fece sfuggire che era tutta questione di politica. Nella morte di Gardini ’tangentopoli’ a mio avviso non c’entra niente; lui non sapeva come uscire dal legame mafioso dei fratelli Buscemi, dei corleonesi e di Riina".