"Carrara: la storia del marmo raccontata dalla Cava-Museo 'Walter Danesi' durante l'Open Day"

Un open day alla Cava Museo 'Walter Danesi' a Carrara ha raccontato la storia del marmo e delle fatiche dei lavoratori. L'iniziativa promuove il turismo locale e valorizza il patrimonio culturale della zona.

Un open day alla Cava Museo 'Walter Danesi' a Carrara ha raccontato la storia del marmo e delle fatiche dei lavoratori. L'iniziativa promuove il turismo locale e valorizza il patrimonio culturale della zona.

Una cava-museo dove ogni angolo racconta la lunga e faticosa storia del marmo. Una trentina di persone hanno accolto l’invito della Federazione Europea itinerari Storici Culturali e Turistici, che ha proposto e organizzato un open day alla Cava Museo ‘Walter Danesi’ a Fantiscritti. Ad accogliere la comitiva, il patron Walter Danesi, titolare della cava ereditata dalla famiglia, grazie alla passione e alla lungimiranza del nonno Gualtiero che aprì Il museo nel 1987, realizzando il suo sogno. Sabrina Busato, presidente regionale di Feisct, ha annunciato il progetto itinerante degli open day, partendo proprio dalle cave di Carrara per poi proseguire in varie località toscane. Francesca Bianchi, Ambassador, ha reso possibile questa giornata. L’Open day che promuove l’associazione è dedicato agli operatori affinché conoscano da vicino alcune realtà locali per proporle poi nelle delle loro attività. L’auspicio è che queste iniziative possano servire ad accrescere la vocazione turistica del territorio". Daniele Tarantino, vice presidente del consiglio comunale di Massa , ha portato il saluto di Confimpresa e della Camera di Commercio di Carrara. La ‘Carrara Marble Tour’ ha affiancato l’iniziativa, collaborando con il museo per i tour turistici sulle jeep che permettono di salire in quota e vedere i bacini.

In quell’arena bianca, circondata da cime scolpite da secoli di lavoro, Walter Danesi ha raccontato la dura storia del marmo. All’ingresso, una statua marmorea raffigura il nonno Gualtiero mentre suona la ‘bucina’ , il tipico corno che lasciava riecheggiare nella vallata quel suono ben noto ai cavatori annunciando l’imminente esplosione di una mina e quindi la corsa al riparo. Ma avvertiva anche di un incidente e allora gli uomini partivano ‘armati’ di spranghe di ferro utilizzate per sollevare il blocco di marmo e liberare l’infortunato, che spesso non sopravviveva o perdeva gli arti.

Tecchiaioli, quadratori, filisti, segantini, gli uomini lavoravano da "stelle a stelle" per un tozzo di pane. Solo negli anni ‘60 poterono contare sulla famosa ‘piovosa’, ovvero la giornata, riconosciuta, pagata all’80% in caso di pioggia e neve. Ma fino ad allora, tante erano le croci rosse sui giorni del calendario. E tante, troppe, le croci nelle famiglie. Oggi la tecnologia ha limitato gli incidenti ma ridotto notevolmente la mano d’opera. Walter Danesi ha annunciato il programma della cava museo: da giugno con gli apertivi al tramonto, racconti di vita di marmo e la salita in alto per godersi i meravigliosi colori dei tramonti apuani. Un anticipo delle proposte estive, tra gli oggetti raccolti negli anni da nonno Gualtiero nella stanza che racconta la millenaria e dignitosa storia dei lavoratori del marmo.