ALESSANDRA POGGI
Cronaca

Cambiano le carte in tavola ’Ponte di ferro’ rischia di sparire

Una variazione di destinazione d’uso all’esame del Comune potrebbe spazzare via la storica Officina d’arte

Cambiano le carte in tavola ’Ponte di ferro’ rischia di sparire
Cambiano le carte in tavola ’Ponte di ferro’ rischia di sparire

Il collettivo dell’Officina d’arte ‘Ponte di Ferro’ rischia di essere cancellato per un cambio di funzione dell’area che lo ospita. Una diversa destinazione d’uso in programma che potrebbe spazzare via uno spazio creativo ed espositivo unico, considerato da ‘Carrara città creativa Unesco’ come il fiore all’occhiello, fulcro di manifestazioni nazionali come ‘Studi Aperti’. E quell’"Officina" è l’esempio concreto della rigenerazione urbana che l’agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile indica come obiettivo, e al contempo un raro esempio di archeologia industriale riconvertita all’arte. Ma anche una risponsta concreta alla carenza di spazi accessibili nella “città creativa”, un luogo prezioso per tutti quegli artisti che non sanno dove poter scolpire. A Carrara dove l’Accademia di belle arti richiama studenti da tutto il mondo, il collettivo del ‘Ponte di Ferro’ è diventato un punto di riferimento vitale. Non solo: l’associazione è un punto di riferimento anche per gli scultori affermati che orbitano in città.

Nel tempo questo spazio ha ospitato numerose iniziative aperte alla cittadinanza e ha dato voce ad artisti legati al mondo Lgbtq. Insomma un vecchio deposito inutilizzato che l’associazione ha rigenerato con e attraverso l’arte, realizzando di fatto una realtà artistica consolidata, spontanea e apprezzata anche dalla stampa nazionale. La dimostrazione è arrivata per esempio in occasione della recente edizione estiva di ‘Studi aperti’ quando l’emittente ‘La 7’ ha dato ampio spazio all’associazione del ‘Ponte di Ferro’ e a Carrara in generale. Trasformare questo luogo in un deposito annullerebbe un’esperienza unica e fondamentale per continuare a dare ossigeno alla città creativa, e cancellerebbe con un colpo di spugna l’evoluzione costruita nel corso degli anni che lo ha portato ad essere un esempio virtuoso di rigenerazione urbana.

Il progetto era nato nel 2006 proprio grazie all’iniziativa di alcuni studenti dell’Accademia che cercavano degli spazi dove poter lavorare e presero in affitto l’area di proprietà di Michele Moruzzi. Da allora quello spazio è diventato un ambiente creativo in continuo fermento, che ospita scultori nazionali e internazionali ed è molto apprezzato proprio per la sua tipicità. Sorge sotto i resti del vecchio ponte ferroviario sul quale passava il treno a vapore che dalle cave portava a Carrara e al mare il marmo.

Un luogo simbolo della Carrara che fu e che viene utilizzato anche come sede per gli esami di scultura degli studenti. A metterne in dubbio il futuro è un cambio di destinazione d’uso in corso. Una variazione che metterebbe un’ombra sulla filosofia che governa ‘Carrara città creativa Unesco’, vale a dire mettere in campo azioni concrete di valorizzazione del ruolo dell’artista come driver di sviluppo del territorio, e di pari passo incentivare lo sviluppo sostenibile dei centri storici offrendo una serie di indirizzi e azioni in grado di attivare, attraverso l’arte e l’artigianato, nuove modalità di rigenerazione, cura ed equilibri dinamici.

Il possibile cambio di funzione chiama in causa anche l’amministrazione comunale che dovrà esprimersi sulla chiusura di una realtà d’eccellenza. Intanto ha ha già fatto sussultare il mondo dell’arte cittadino, in particolare quegli ‘Studi Aperti’ che in questi anni sono diventati il punto di riferimento per numerosi visitatori. L’officina d’arte ‘Ponte di Ferro’ in questo contesto si inserisce dominando la scena, non solo per il suo fascino di archeologia industriale ma anche per l’apertura verso artisti e cittadini.