Caccia alla vespa killer Incontro con gli apicoltori

Oggi a Boceda di Mulazzo si discuterà come fermare il calabrone asiatico. Ormai è a rischio il miele dop della Lunigiana. I suggerimenti dell’esperto

Migration

di Natalino Benacci

La Vespa Velutina, nota col nome di calabrone asiatico o calabrone dalle zampe gialle, è uno degli insetti allarma di più la Lunigiana. Dal 2017 è presente nella provincia della Spezia e dal 2019 nel territorio di Massa Carrara.Oltre a cacciare le api all’ingresso dell’arnia, il calabrone asiatico impedisce l’uscita delle api per la raccolta di nettare e polline. In questo modo intere colonie di api sono private del cibo rischiando di morire. Ora è il pericolo principale per i produttori che aderiscono al Miele dop della Lunigiana, unico in Italia ad ottenere il riconoscimento nel 1994 dall’Unione europea. "C’è solo un modo per difendersi: individuare i nidi della velutina e distruggerli - spiega Luciano Bertocchi, esperto apicultore - . Questo imenottero, che si nutre quasi esclusivamente di api e di impollinatori, in questo periodo inizia a costruirsi nidi sui rami degli alberi . Occorre monitorare il territorio vicino agli apiari per procedere poi ad eliminare il pericolo. Un metodo per catturare questi insetti nocivi è applicare appese ai rami degli alberi delle bottiglie di plastica dopo aver inserito all’interno un miscuglio di birra, acqua e zucchero. Con questo sistema si prendono non solo vespe e calabroni, ma anche la vespa velutina. Un espediente poco costoso ed efficace". Bertocchi è anche lo storico dell’apicultura lunigianese, ha ricavato le prime notizie certe dall’estimo generale del 1508 della Comunità di Pontremoli da cui risulta che già in quel periodo l’apicoltura era un’attività produttiva da reddito, tanto è vero che era prevista una tassa per ogni alveare. Quelli censiti in quell’anno erano 331. Per avere un’idea dell’importanza della produzione di miele, basta confrontarla al numero di capi di bestiame: 447 mucche, 15 asini, 32 cavalli, 41 maiali. "Dall’analisi di questi dati - afferma Bertocchi - si deduce che in molti paesi la maggior parte delle famiglie possedeva più di un alveare e che alcune famiglie avevano 14-20 alveari, dimostrando quanto fosse diffusa l’apicoltura nel territorio. Ad ulteriore testimonianza dell’importanza del miele nella zona va ricordato che nei ricettari di pasticceria di Marc’Antonio Cepellini (1850), che ha raccolto varie ricette originarie, e che ancora oggi sono un punto di riferimento per gli operatori, il miele è l’ingrediente fondamentale del dolce tipico della Lunigiana, la Spongata". Nel 1873 si costituì a Pontremoli una Società Apistica Pontremolese che aveva come scopo "impartire e diffondere il più possibile l’apicoltura razionale nella Lunigiana". Per organizzare interventi di contrasto alla vespa velutina è stato un incontro organizzato da "Toscana Miele" rivolto agli operatori del settore, che si terrà oggi alle ore 17, nei locali della Cooperativa Sciale il Pungilione, in località Boceda a Groppoli di Mulazzo.