Bolkestein, no alle gare a dicembre. Balneari contro il Comune di Carrara

La ’Rete costa apuana’ ha presentato un ricorso al Presidente della Repubblica

Bolkestein, no alle gare a dicembre. Balneari contro il Comune di Carrara

Bolkestein, no alle gare a dicembre. Balneari contro il Comune di Carrara

Balneari contro il Comune di Carrara per la delibera che fissa al 31 dicembre di quest’anno la nuova scadenza delle concessioni balneari. Secondo gli stabilimenti balneari che fanno capo alla ‘Rete Costa Apuana’, di cui è presidente Claudio Santi del bagno Doride, le scadenze sono valide fino al 2033. E così, come annunciato ieri dalla Nazione, i titolari degli stabilimenti della ‘Rete Costa Apuana’ (una decina) hanno firmato contro palazzo civico un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Con questa delibera il Comune di Carrara aveva cercato di forzare la direttiva Bolkestein e rimandare le aste, ma secondo i balneari le loro concessioni essendo già state registrate all’Agenzia delle entrate non dovevano essere messe in scadenza al 21 dicembre del 2024.

"In base alla legge 118/2022 del governo Draghi, le concessioni balneari sarebbero dovute scadere il 31 dicembre 2023 – spiega Stefania Frandi (nella foto) presidente regionale di Sib Concfommercio –. Una cosa è l’abrogazione della legge Draghi, un’altra è la validità degli atti già rilasciati in quella legge e registrati all’agenzia delle entrate. Il Comune prima di estendere una concessione, di fatto doveva tenere conto della validità degli atti. Come ha stabilito il Tar di Bari una settimana fa, è valida la durata delle concessioni balneari fino al 2033, se rilasciata in seguito a un’evidenza pubblica. Inoltre prima di dire che sono tutte scadute e si devono rinnovare con bando di gara, si deve tenere in considerazione il discorso della scarsità delle risorse, che per la Toscana non risulta visto che c’è abbondanza di spiagge libere". In sostanza numerosi Comuni italiani, tra cui quello di Carrara, Massa e Montignoso, avevano esteso i termini alla fine del 2024, ma secondo il Tar di Bari la riduzione è da ritenersi illegittima "perché l’articolo 3, comma 2 della stessa legge – aggiunge Frandi – fa salva una diversa durata degli atti che sono stati sottoposti a pubblicità". E dunque i titoli concessori rilasciati o rinnovati con tale procedura, non sono soggetti al termine di scadenza al 31 dicembre 2024, previsto dalla legge 118/2022.

Alessandra Poggi