ALESSANDRA POGGI
Cronaca

Bolkestein, balneari all’ultima spiaggia "Ci privano di un diritto, pronti al blocco"

I gestori degli arenili in attesa delle aste previste dal Governo, dopo l’accelerata di Draghi. "Siamo decisi alla contromossa"

di Alessandra Poggi

Il destino delle concessioni demaniali dovrebbe avere le ore contate. Gli stabilimenti balneari di Marina andranno all’asta. La speranza è che il Governo assicuri un diritto di prelazione o garantisca ai balneari un vantaggio rispetto agli investitori stranieri, o a chi dovesse partecipare alle gare. Ma l’accordo di governo sul ddl Concorrenza tarda ad arrivare, e c’è pure il rischio di una crisi di governo. La preoccupazione è tanta e c’è il timore di perdere non solo lo stabilimento balneare, ma anche i tanti investimenti fatti nel corso degli anni, come spiega la presidente del sindacato balneari della Toscana Stefania Frandi: "siamo alla stretta finale – dice - ci dicono che il Governo deve trovare l’accordo di maggioranza, ma non ci risulta che ci sia. Non conosciamo i testi e non ci convince. Non ci resta che aspettare che venga compiuta la riforma del settore. La proroga non è più supportabile come ha stabilito il Consiglio di Stato. La sentenza del Tar di Lecce, che ha rinviato alla Corte di giustizia, meriterebbe un approfondimento. Le imprese hanno bisogno di una regolamentazione, soprattutto dopo due anni di pandemia. Far ripartire così la costa sarebbe irresponsabile. Ci auguriamo che in caso di gare si tenga conto di tutta una serie di criteri come l’avviamento, la professionalità, la capacità che delle imprese di eccellenza. Questi temi non si possono procrastinare. E si potrebbe coniugare con nuova normativa, gli stabilimenti in virtù della proroga delle concessioni al 2033 - poi annullata da una sentenza del Consiglio di stato – hanno fatto investimenti importanti, chiesto soldi alle banche. Un caso emblematico – conclude Frandi – è quello dell’hotel Atlantic, che proprio in virtù di questa estensione ha fatto interventi importanti sulla struttura. Senza delle garanzie cosa gli raccontiamo a imprenditori come questo? E di storie simili ce ne sono tantissime".

Per Marco Pardi presidente del consorzio balneari Marina di Carrara mettere gli stabilimenti all’asta è come essere privati di un diritto: "sono quindici anni che la situazione non è chiara – racconta – e ci siamo abituati, ma a seconda di come vanno le cose siamo pronti a fare la contromossa. Aspettiamo cosa dice il Governo, forse c’è qualche spiraglio, ad oggi sono tutte notizie ufficiose di certo non c’è nulla. Chi come me ha deciso di fare questo lavoro, lo ha fatto perché aveva delle certezze. Lo Stato ci ha tolto i diritti. È come dire che ti compri una casa e domani ti dicono che la devi regalare. Gli investimenti li abbiamo fatti. Certo che parteciperemo alle gare, le abbiamo sempre fatte. Stanno bloccando il sistema e se è così siamo pronti a bloccarlo anche noi".

Una soluzione arriva dall’avvocato Giovanni Macchiarini, ex assessore del Comune che di concessioni si era occupato durante il suo mandato: "allo stato attuale – dice il legale – considerato la normativa vigente e le pronunce dei giudici amministrativi, l’unica soluzione sembrerebbe quella di cercare di tutelare il più possibile i balneari, prevedendo gare in cui i concessionari uscenti siano in qualche modo agevolati, e di pari passo prevedere concreti indennizzi per coloro che fossero costretti a lasciare ad altri gli stabilimenti".

Oltre alle nubi governative sulle spiagge di Marina di Carrara pesa anche il ricorso davanti al Tar promosso dall’Agcom (l’autorità garante antitrust della concorrenza e del mercato) contro il Comune di Carrara, (applicando all’epoca la legge dello stato) per aver rinnovato le concessioni fino al 2033. Un ricorso ancora da discutere e per cui non ci sono novità, come confermano da palazzo civico.