CRISTINA LORENZI
Cronaca

“Benetti macchine” lancia e raddoppia Un piazzale di mille metri e nuove assunzioni

A Verona due tagliatrici di ultima generazione. L’amministratore Bianchini: "La fiera del marmo era linfa vitale per il territorio e per Imm"

di Cristina Lorenzi

Insieme a blocchi, al bianco che più bianco non si può, nel padiglione 2 di Veronafiere saranno protagonisti i due gioielli di casa Benetti. La nuova Cst 966 4x4 Next Gen, firmata da Benetti macchine con Caterpillar, con Csm 962 sono i due modelli di nuova generazione che a Verona parleranno carrarino. Si tratta di macchine che sostituiscono il taglio a filo e che con una lama di oltre 4 metri consentono sia il taglio della bancata che del blocco nel piazzale. Sono su ruote e permettono una mobilità impensabile prima. Sono costruire da Benetti macchine, l’azienda apuana che opera nella progettazione e nella realizzazione delle macchine da taglio. Ceo Federico Benetti e ad Giorgio Bianchini, la storica azienda che conta una quarantina di dipendenti è in continua crescita e vanta un volume d’affari di 12 milioni. Adesso un nuovo capannone di mille metri quadrati che, come dice Bianchini, avranno bisogno di essere riempiti con impiegati e operai specializzati. Soddisfatto l’ad che ricorda come l’azienda operi con un team che segue il cliente dall’acquisto alla formazione alla manutenzione con personale altamente qualificato. "Per chi vende macchinari l’assistenza è importantissima e noi stiamo investendo su questo con formazione e training. Dopo il 2020, anno di riflessione o di flessione – spiega Bianchini – adesso siamo ripartiti con nuove assunzioni e questi due nuovi macchinari saranno il fiore all’occhiello della fiera di Verona".

Tante nuove macchine che dovrebbero limitare la manodopera

"No, i nuovi macchinari impongono personale sempre più qualificato, adesso non bastano gli operai, ma le macchine richiedono personale specializzato che abbia serie competenze. Ricordo che aziende come la nostra oltre ai 40 dipendenti diretti raddoppiano il livello occupazionale dando lavoro ad altrettante persone nelle ditte dell’indotto che lavorano per noi nel raggio di 30 chilometri. I nostri clienti sono per il 30 per cento italiani e il 70 stranieri: vengono da tutto il bacino del Mediterraneo, dal Canada, dagli Stati uniti, dall’Africa, ma i nostri fornitori fanno parte del comprensorio apuo versiliese".

A proposito di comprensorio: adesso tutti a Verona con Imm che sta cantando il de profundis. Lei fu presidente e decise la biennalizzazione. Fu il primo passo verso l’agonia?

"No. La biennalizzazione era un modo per rafforzare la fiera. Non si poteva andare contro il mercato. Nell’anno di chiusura c’erano altri eventi che tenevano alto il nome di Imm. La fiera si è sempre retta su tre grandi eventi: Marmotec, Seatec e le fiere in affitto. Togliendo questi tre pilastri il resto non ha retto. In molti legano la fine di Imm con la biennalizzazione, ma è una stupidaggine. In molti dicono anche che è meglio non vaccinarsi. Dunque... Soltanto con Marmotec non si salvava la fiera, ma era linfa vitale importante per la Imm per tutto il territorio. Quando sono andato via io sul conto corrente c’erano più di due milioni".

E adesso cosa si può fare per dare modo anche ai piccoli di avere una vetrina?

"Serve una nuova fiera, c’è la possibilità. Certo non è facile ma bisogna cominciare ad andare in questa direzione. Di sicuro la fiera dovrebbe puntare sulle fiere, non su acquapark o manifestazioni mirabolanti. Non serve nemmeno lo show room permanente del marmo: i grandi gli spazi espositivi ce li hanno. La fiera serve ai piccoli, al territorio, all’indotto che creava".