
di Alfredo Marchetti
Fa arrestare i suoi falsi amici, prima pusher, poi usuari, registrando le telefonate. Finito nei guai per aver conservato la droga per loro, viene assolto dal giudice Giovanni Maddaleni. Il ragazzo, un 30enne di Marina di Carrara, era finito in depressione dopo la morte, a poca distanza di tempo, del padre e della madre. Finito in un baratro senza fine, il ragazzo si era affidato a quelli che credeva suoi amici. Inizia a frequentare sempre più spesso questi due giovani e diventa dipendente dalla cocaina. Fa un debito importante, ma gli ’amici’ pusher, inizialmente, sembrano avere un comportamento gentile con il ragazzo: "Non ti preoccupare, prendine ancora se si serve, ci ripagherai con calma" gli dicevano tranquillizzandolo. Ma era tutta una farsa: i mesi passano, il debito diventa sempre più grande, la solidarietà si trasforma in persecuzione. I due iniziano a chiedergli insistentemente i soldi per il pagamento della sostanza stupenfacente e, non contenti, inseriscono degli ’interessi’ sul debito del giovane, che cresce vertiginosamente fino ad arrivare a quota 26mila euro. La coppia propone al ragazzo, al fine di alleggerire il debito, di conservare in casa sua la droga che poi avrebbero spacciato, in un barattolo. Il giovane, messo alle strette, accetta. Fortunatamente la banca gli rifiuta la cessione di un quinto dello stipendio, non mettendo di fatto a segno un ’suggerimento’ che i due gli avevano intimato di portare a termine.
Le pressioni diventano una vera e propria aggressione: in una delle tante richieste di ritorno del ’capitale’, il ragazzo viene schiaffeggiato. E quegli schiaffi pare siano risuonati come una sveglia per il 30enne, che decide di mettere fine a questa persecuzione. Registra le telefonate minatorie che gli arrivano dai due e le porta alla polizia denunciando il comportamento dei due. Finiti sotto processo per estorsione, i pusher vengono condannati. Fine della storia? Tutt’altro. Il giovane difeso dalla legale Elisa Stagetti, visto che aveva conservato la droga, che viene calcolata in base al debito (gli investigatori presumono che sia tanta), finisce anche lui alla sbarra. Ma il giudice, anche alla luce dell’atteggiamento collaborativo, ieri ha alleggerito la posizione del 30enne e l’ha assolto dall’accusa di detenzione di droga.