NATALINO BENACCI
Cronaca

Arte Mostra permanente di reperti archeologici

Pontremoli, inaugurata al Museo delle Statue Stele. E’ una raccolta di utensili risalenti a Paleolitico e Neolitico arrivati negli anni ’80

Pontremoli, inaugurata al Museo delle Statue Stele. E’ una raccolta di utensili risalenti a Paleolitico e Neolitico arrivati negli anni ’80

Pontremoli, inaugurata al Museo delle Statue Stele. E’ una raccolta di utensili risalenti a Paleolitico e Neolitico arrivati negli anni ’80

A mezzo secolo dalla sua fondazione è stata inaugurata al Museo delle Satue Stele Lunigianesi ’Ambrosi’ la mostra permanente dedicata alla collezione di reperti archeologici, donata da Mario Fabbri. Si tratta di un’importante raccolta di utensili risalenti a un periodo compreso tra il Paleolitico inferiore e il Neolitico provenienti dal Sahara libico e consegnati al Museo negli anni Ottanta.

Tra i reperti più antichi figurano amigadale e strumenti appartenuti probabilmente all’Homo erectus, nostro progenitore vissuto circa 400.000 anni fa. La rassegna si intitola ’Echi dal passato. Reperti preistorici provenienti dal Sahara libico della collezione Mario Fabbri’. I curatori della mostra sono Marta Colombo della Soprintendenza Archeologica Belle Arti Paesaggio di Lucca e Massa Carrara, Nicola Gallo direttore del Museo con la collaborazione di Caterina Adorni, tirocinante all’Università di Bologna. L’inaugurazione si è svolta venerdì scorso preceduta dai saluti del sindaco Jacopo Ferri e dall’intervento di Gallo sulla figura di Mario Fabbri seguita dalla visita guidata ai reperti a cura di Marta Colombo.

Fabbri aveva lavorato a Tripoli per la Sovrintendenza quando la Libia era una colonia italiana. "Ha continuato poi a lavorare col Dipartimento delle antichità libiche - ha detto Gallo - e nel 1971 si è trasferito a Massa. Fabbri ha successivamente donato reperti a vari musei in Italia. E’ un personaggio singolare le cui memorie sono conservate dal Museo Diocesano di Massa". Lo stesso Fabbri racconta in questa documentazione che nel 1937 quando Italo Balbo creò il Museo libico di storia naturale a Tripoli con la direzione di Ardito Desio, fu contattato per proseguire ricerche in Libia di antichi reperti e viene poi assunto come tecnico. Gallo ha conosciuto Fabbri negli anni Novanta a Massa e ha descritto la sua passione archeologica.

Nel 1972 la collezione di reperti di Fabbri è stata donata ad Augusto Cesare Ambrosi che avrebbe voluto esporli a Museo del Piagnaro, ma poi all’epoca non c’era riuscito. "Ora si chiude un po’ un cerchio - ha aggiunto Gallo - e sono lieto di avere realizzato l’esposizione a cui Ambrosi teneva".

La dottoressa Adorni ha poi guidato i partecipanti a scoprire la collezione dei reperti. "Oggetti che ci mostrano un passato lontanissimo - ha spiegato la dottoressa Colombo - Fabbri ha insegnato a schedarli facendone una classificazione tipologica. Ho cercato di metterli in fila per capire meglio l’evoluzione dell’umanità in questi territori. Le vetrine mostrano il percorso dal Paleolitico inferiore, al medio e poi al Paleolitico superiore, quando arriva l’Homo Sapiens, il nostro antenato che iniziò a colonizzare il nord Africa e poi l’Europa. Gli utensili diventano un po’ più piccoli e si specializzano per funzioni diverse. Poi ci sono gli ornamenti come le conchiglie forate, frammenti di ossa con cui si fabbricavano bottoni e pendagli".

Meraviglie del deserto, dalle cui sabbie emergono testimonianze di un passato incredibile, ma anche storie esemplari che ci raccontano come la tutela del patrimonio storico, prima ancora che attraverso politiche pubbliche e interventi delle istituzioni, possa passare dall’impegno, dalla consapevolezza e dalla grande dedizione di ciascuno di noi.

Natalino Benacci