’Apuane Libere’ denuncia: "Fermate Cava Padulello"

La neonata associazione presenta un esposto con tanto di report fotografico "L’ordinato ripristino ambientale non è stato effettuato. Stop alle lavorazioni"

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La prima denuncia di Apuane Libere punta ‘in alto’ e mette nel mirino la cava Padulello, sul versante apuano del monte Cavallo: ieri mattina ha depositato una denuncia, completa di report fotografico, ai carabinieri forestali della stazione di Massa, al Parco delle Alpi Apuane, all’ufficio cave del Comune e alla Regione Toscana. "Grazie all’instancabile presenza sul territorio apuano dei nostri militanti ambientali – spiega Gianluca Briccolani (nella foto), presidente della neonata associazione – abbiamo verificato e documentato che a distanza di ben 3 anni l’ordinato ripristino ambientale non è stato effettuato. Chiediamo pertanto l’immediata sospensione delle lavorazioni in corso, ricordando che la Legge Regionale 352015, nei casi di inadempimento delle prescrizioni fissate, prevede anche la decadenza dal provvedimento concessorio". Va ricordato infatti che sulla cava Padulello pendeva una precedente segnalazione dei guardiaparco che, durante un sopralluogo del 24 ottobre 2018, misero a verbale "scavi non autorizzati in Zona di protezione speciale e in area Parco e difformi dalla Pronuncia di compatibilità ambientale rilasciata nel 2013". Controllo a cui seguì un’ordinanza del presidente del Parco, Alberto Putamorsi, nel maggio 2018, che imponeva la sospensione dei lavori e il ripristino dei luoghi entro 180 giorni dalla notifica della stessa. Cosa che, secondo l’associazione Apuane Libere, non sarebbe avvenuta e ormai a tre anni di distanza dalla stessa ordinanza.

Non solo, ci sarebbero pure problemi con la gestione delle acque e dei rifiuti dell’attività estrattiva all’interno del sito: "I nostri attivisti hanno appurato che dal sito estrattivo Padulello posto a quota 1.470 metri dentro il ventre del Monte Cavallo, a seguito delle recenti forti precipitazioni piovose, vengono dilavate via dai piazzali di cava ingenti quantitativi di segagione del marmo mista a derivati del petrolio, che scendono direttamente nell’alveo del canale del Pianone, affluente del fiume Frigido. Con questa segnalazione – conclude Briccolani – inauguriamo il nostro lavoro di vigilanza ambientale gratuita sul campo, impegnandoci a segnalare tutti quelli abusi che, vuoi per scarsità di personale o vuoi per volontà politica, vengono spesso tralasciati".