
Tornerà tutto come prima? Torneremo a riunirci nella case, a condividere cibo e amicizia? Ci sono le foto a testimoniare quel passato di appena due anni fa che sembra inverosimile. Purtroppo, anche quest’anno l’atteso "Ben dei morti", usanza antonese che si perde nella notte dei tempi, non ci sarà. Resta la tipica filza dei morti appesa qua e là, a conferma dell’antica tradizione cara alla popolazione di Antona. Ma cos’è il Ben dei morti? Possiamo paragonarlo a un’ Halloween tutta apuana, che si celebra la mattina dei morti, dopo il rosario e la messa alla buon’ora, in chiesa e al cimitero. L’usanza voleva che al ritorno dalle manifestazioni sacre, lungo le vie del borgo aprissero bottega il fornaio, il droghiere e l’oste per offrire pane, lardo e buon vino ai passanti in suffragio delle anime dei defunti. Il gesto veniva accompagnato dalla frase "Dio te ne renda merito". Il rituale del Ben dei morti veniva celebrato in tante famiglie, rispettando l’antica tradizione funebre. Poi, negli ultimi tempi l’usanza è andata perduta ma, fortunatamente, la famiglia di Giovanna Pitanti, l’ha riproposta per anni.
"Mi sarebbe piaciuto riprendere il rito – osserva Giovanna Pitanti – ma, essendo al chiuso, tra la gente, ancora non mi sembrano i tempi giusti. Speriamo di poterlo fare il prossimo anno". E’ la condivisione del cibo il principale ingrediente di questa ricorrenza, elemento indispensabile per scongiurare la morte, il buio e la paura. Sulla tavola di Giovanna Pitanti, su invito, come da tradizione si stendevano focacce e insaccati tra cui lardo e biroldo apuano, frittelle di baccalà, baccalà marinato, castagnacci con ricotta, tordelli antonesi, dolci, vino e tante altre specialità. Il banchetto dei morti ha richiamato negli anni tante persone già dalle prime ore del mattino, quando Giovanna apriva le porte della sua casa per offrire agli ospiti le sue prelibatezze. In fondo il cibo non è altro che l’affermazione della vita sulla morte.
Antona, antichissimo borgo che troviamo tra i Castellari Liguri duemila anni fa, mantiene salde le proprie origini e le antiche tradizioni. Anticamente, il "ben dei morti" veniva celebrato non solo nella ricorrenza del giorno dei defunti ma ogni volta che moriva qualcuno, per accompagnare le serate di veglia e preghiera. In tempi di miseria, infatti, erano molte le famiglie che partecipavano alle veglie per un pezzo di pane. Alla tradizione è legata la "filza dei morti ", un rosario fatto con castagne bollite e mele che donne e bambini preparavano nella serata dei Santi all’interno delle proprie case, apprestandosi a fare la "veglia" dei morti. L’antica credenza popolare narra inoltre il ritorno dei morti nella notte di vigilia ed è nel rispetto di quella tradizione popolare che la mattina dei morti, ad Antona usava preparare il letto con la miglior biancheria e poi lasciare la casa libera e recarsi, di buon’ora, al cimitero e alla messa per non disturbare i morti, tornati a distendersi sui loro letti. Insomma, una Halloween tutta apuana che molto si avvicina alla festa di origine celtica – pagana rimbalzata oltreoceano.
Angela Maria Fruzzetti