
Giornata sui disturbi alimentari. Rosanna Viaggi con le ragazze e le specialiste
Carrara, 3 giugno 2021 - «È iniziato tutto quando mia figlia era in terza media. È sempre stata una ragazza magra, per questo non ci siamo accorti subito del suo cambiamento. Durante l’estate sono iniziati gli alti e i bassi, poi il calvario, con i trasferimenti da una struttura all’altra". La mamma di Mariasole parla del disturbo alimentare della figlia di 16 anni, lanciando un appello alle famiglie e ai medici: serve più preparazione e comunicazione. "Mia figlia è una ragazza timida, molto legata alla sorella minore e al fratello. Poi si è chiusa anche con loro. E’ stata ricoverata due mesi in ospedale, poi in una struttura neuropsichiatrica, con il sondino. Quello è stato il momento peggiore perché il sondino era la sua ragione di vita, sono stata quattro settimane chiusa con lei, per sostenerla".
Dal ricovero in ospedale alla clinica neuropsichiatrica, poi strutture specializzate, tra Viareggio, Livorno e Pontremoli. Dopo una ricaduta Mariasole ha ripreso il percorso verso la guarigione, con il supporto della madre e di tutta la famiglia. "In situazioni del genere ci si sente soli. È ancora considerata la malattia del capriccio, del voler avere il fisico perfetto e viene molto sottovalutata. Nell’anoressia il cibo è solo il sintomo. Le ragazze con lo stesso disturbo di mia figlia le riconosco dallo sguardo, dal silenzio, il chiudersi in se stesse, la paura di essere giudicate. È una malattia psicologica, si vede solo quando si arriva agli estremi. Mia figlia ha avuto crisi di pianto, ma tante diventano autolesioniste, si tagliano per il senso di colpa quando mangiano". "Da quattro mesi vedo mia figlia attraverso un vetro, dopo quindici mesi di ricovero. Non lo augurerei a nessuno. È stata tanta la paura dopo la ricaduta, ma dopo tanto tempo iniziano a concederci dei permessi per tornare a casa. Ai genitori che sospettano questi disturbi dico di rivolgersi subito alle associazioni. Così si può guarire".
Anche Greta racconta la sua esperienza con l’anoressia, di cui ha sofferto la migliore amica: "All’inizio non ci siamo accorti di niente, pensavamo che volesse perdere solo qualche chilo, poi la cosa è degenerata. Si è chiusa, non voleva più uscire né stare con la famiglia, rispondeva male. È stato un percorso lungo, due anni. Le siamo stati accanto da amici, ma è stata dura convincerla a chiedere aiuto. Alla fine è riuscita a superarla e adesso è guarita". La professoressa Ombretta Guglielmini, in trent’anni di insegnamento, ha assistito a tanti casi simili: "Ho visto tante ragazze iniziare a dimagrire, anche senza necessità. Sono sempre più stanche, con lo sguardo spento e allora avvisiamo le famiglie, è importante collaborare".