
"Che cosa vedrete stasera con me e Marco Ligabue? Tante cose insieme, che accadono e che vi soprenderannõ. Andrea Barbi, carpigiano classe 1971, è lo showman che non ti aspetti, uomo da palco e tv, personaggio poliedrico ma soprattutto genuino e onesto: "Ho fatto tv a tutti i livelli, da Striscia a Raiuno, ma alla fine ho capito – dice ironicamente come lui sa fare – che è meglio essere un pescecane in serie B che un panchinaro in serie A, sempre che si capisca quale sia la A e quale la B. E così ho deciso che invece di essere frustrato come tanti a girovagare fra le reti nazionali senza mai sfondare era meglio essere un idolo in Emilia Romagna dove sui palchi o sul piccolo schermo (conduce un programma seguitissimo sull’emittente Trc, ndr) ricevo sempre accoglienze trionfali".
I successi di Barbi sono legati anche ai suoi show, come quello con Marco, il più piccolo dei Ligabue che stasera arriva al Mug2 nel cortile del Palazzo Vescovile in via Alberica 26: “Salutami tuo fratello 2023”. Spiega Andrea: "Si tratta di show-case, reading, entertainment, ogni definizione è buona, sarà poi il pubblico a giudicare. Il rimando a Luciano è diretto, come lo è a Pierangelo Bertoli quando siamo in tour io e il figlio Alberto o a Raoul Casadei quando porto sul palco Mirko. Io cerco di rendere giustizia a chi vuole fare una strada che all’inizio grazie al cognome può sembrare spianata e invece diventa incasinata. Voglio rimuovere quel tappo che impedisce loro di essere un vero artista e non il figlio di o il fratello di. La carriera di Marco e degli altri merita rispettto".
La storia di Marco Ligabue, spiega Barbi, è quella di un artista “doppio” che nasce "giurando fedeltà a Luciano e seguendolo nei concerti, creando fan club, vendendo memorabilia. Ma poi ha dimostrato di avere una sua statutra da artista sconfiggendo i pregiudizi e creando un gruppo come i ‘Rio’ che ha un suo seguito autonomo. Oggi dimostra di avere una personalità propria e di non scimmiottare il fratello. Ma per imporsi, per fare capire il suo valore, ha dovuto fare due volte il salto della quaglia". Ovvio che negli spettacoli chiedono i brani di Luciano. "In scaletta – spiega Barbi – ce ne sono un paio perché si incrociano con la vita di Marco, ma poi il pubblico capisce che lui ha una vita autonoma e quasi si dimentica del cognome Ligabue e le richieste scompaiono. A Siena, un po’ fuori da una comfort zone emiliana, siamo partiti con questa spada di Damocle sulla testa, ma poi il pubblico ha cambiato e ha smesso di fare confronti e si è divertito con noi in una specie di Festivalbar".
Andrea – che fra gli altri ha lavorato con Pavarotti nei suoi monumentali concerti benefici al Parco Novi Sad di Modena – basa la sua comicità, il suo modo di fare spettacolo, su tre pilastri: bar, calcio e scuola. "Sono luoghi – spiega – dove si trova la vita vera e ci si forgia. Al bar senti le battute e l’umore della gente come fra i banchi di scuola o negli spogliatoi del calcio: io ho giocato svariati anni ed ero una promessa, ma poi mi piaceva di più quello che scoprivo dopo la partita o negli allenamenti che non quello che accadeva in campo. Ritengo queste le mie scuole, è chiaro che poi i palchi di periferia e le emittenti locali mi hanno in segnato molto e sono arrivato a essere un personaggio. Nella mia terra mi fermano per strada e ho pensato: meglio essere così che non un anomino conduttore in una televisione nazionale".
Uno spettacolo, quello di stasera, di musica, comicità, vita vissuta e il cui ricavato andrà in beneficenza alla Onlus “Un cuore, un mondo”. In caso di pioggia si terrà al secondo piano dello stesso Palazzo Vescovile nella sede del Mug2.