Anarchici: "Alfredo, la punta di un iceberg"

I libertari cittadini a fianco della protesta contro il 41 bis annnunciano nuove forme di mobilitazione. "Non fermiamo la lotta"

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di Daniele Rosi

Proseguono gli attestati di solidarietà del mondo anarchico nei riguardi di Alfredo Cospito. L’anarchico di Pescara, recluso all’interno del carcere di Bancali a Sassari, è da cento giorni in sciopero della fame per protestare contro il 41bis a cui è sottoposto. Una situazione denunciata anche dal Germinal Fai di Carrara, che si dice solidale verso Cospito e allo stesso tempo critico nei riguardi del sistema carcerario italiano. Le condizioni dell’uomo peggiorano giorno dopo giorno, al punto che l’udienza in Cassazione contro il carcere duro, presentata dai suoi legali, è stata anticipata di diverse settimane. Una situazione che ha provocato la reazione di gran parte dei movimenti anarchici europei, con anche alcuni incidenti alle sedi diplomatiche italiane a Berlino e Barcellona e scontri anche in Italia come quelli avvenuti a Roma tra militanti anarchici e forze dell’ordine.

In questi ultimi giorni anche a Carrara è stato fatto un piccolo presidio come forma di solidarietà ad Alfredo Cospito, condannato per aver gambizzato nel 2012 l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, oltre che per l’accusa di aver piazzato alcuni ordigni a basso potenziale vicino una scuola allievi dei carabinieri di Cuneo nel giugno 2006. Cospito è diventato il primo caso di un anarchico costretto al 41 bis.

"Siamo solidali sul discorso del 41 bis – spiega Emanuele Zaccagna del Germinal Fai – e se ci pensiamo è un controsenso dal punto di vista dello Stato. Lo Stato stesso e la parte democratica dei pensatori sostengono che il carcere debba servire a educare i detenuti e farli diventare persone migliori una volta scontata la pena. Ma mettendo una persona al 41 bis e isolandola, mi chiedo come possa avvenire questa rieducazione. Da un punto di vista sociale e psicologico il 41 bis equivale a una pena di morte. Lo ritengo un accanimento verso una persona". Dalla condizione carceraria in cui è attualmente detenuto Alfredo Cospito, viene poi fatta una riflessione a 360 gradi sul sistema carcerario italiano. "Pensiamo come anarchici che sul carcere in Italia ci siano delle cose su cui riflettere – ribadisce Zaccagna – e anche la grande attenzione mediatica che si è creata intorno a questa vicenda è solo la punta dell’iceberg, perché la situazione di tanti altri detenuti non è facile".