Amianto killer alla Nca, sentenza storica: niente maxi rimborso all'Inail

La Cassazione accoglie il ricorso della famiglia di Mario Barbieri, l’operaio morto dopo aver lavorato anni a contatto con l'eternit. In appello la condanna a risarcire l'istituto

Amianto killer

Amianto killer

Carrara, 16 settembre 2014 - «NON CI credo ancora, sto piangendo dalla gioia, sono riuscita a mantenere una promessa fatta a mio padre sul letto di morte. Abbiamo vinto una battaglia senza precedenti». Amianto killer sul posto di lavoro: la famiglia Barbieri ottiene una sentenza storica. Non dovrà restituire i 100mila euro di risarcimento danni all’Inail con annessi interessi. La Cassazione, accogliendo in parte il ricorso proposto dagli eredi di Mario Barbieri, l’operaio morto a 74 anni per un’asbestosi procuratagli dall’amianto che respirava ai Nuovi Cantieri Apuania, ha messo la parola fine a una battaglia legale intrapresa dalla figlia Federica, iniziata nel 2002. E poco importa all’erede di Barbieri se adesso dovrà tornare in Appello a Genova per una parte della sentenza emessa nel 2007. Quello che interessava agli eredi è stato raggiunto: riconoscere la malattia del padre, causata dall’inalazione perpetua di polvere di amianto che l’ha portato alla morte. I giudici della Cassazione scrivono: “Un atto di indirizzo ministeriale contenente l’accertamento che presso un determinato impianto produttivo sia stata superata l’esposizione qualificata per gli operai, integra la prova presuntiva riguardo l’esposizione all’amianto necessaria al conseguiemento del beneficio contributivo per esposizione ultradecennale. Tali conclusioni possono ben valere anche in tema di esposizione a rischio per la concessione della rendita per asbestosi, patologia anch’essa determinata da amianto”. 

LA BATTAGLIA di Mario e di sua figlia Federica cominciò nel 2002, quando all’uomo venne diagnosticato un morbo con esito inappellabile. L’amianto che respirava ai cantieri l’ha trascinato, dopo 5 anni di atroce agonia, su un letto d’ospedale in cui si è spento nel novembre del 2006. «Mi date una notizia importantissima — prosegue con le lacrime agli occhi —, non ero a conoscenza della cosa perché se ne occupava Roma. Questo sarà un precedente importante per tutti coloro che si trovano nelle nostre stesse situazioni. L’inail, dopo aver risarcito il danno deciso  dal tribunale di Massa aveva fatto appello a Genova per vedersi rimborsare quanto versato. Finalmente mettiamo la parola fine a questo incubo durato tanti anni». “Non c’è correlazione tra la malattia e il lavoro ai cantieri, recitava la sentenza vinta dall’istituto nel 2007 nella quale imponeva alla famiglia di di Mario (la moglie, Federica, e altri due figli) era stata condannata a restituire i 100mila euro, oltre a interessi legali e spese processuali.