
L'avvocato Riccardo Ragusa
Massa, 5 giugno 2019 - L’alluvione di Aulla? Non è stata colpa della costruzione di case e aziende nell’alveo del Magra nel corso degli anni, quanto di una serie di altri fattori (umani e non) oltre a una pioggia di portata eccezionale. Nel suo lento incedere il processo per l’alluvione in Lunigiana del 25 ottobre 2011 ieri ha segnato un altro passo, con la deposizione in tribunale del consulente del Comune di Aulla chiamato in causa come responsabile civile. L’allargamento della città nell’area fluviale e un piano di protezione civile definito «scolastico» sarebbero stati fra le cause del disastro secondo le accuse mosse dalla procura. Di diverso avviso invece l’analisi del consulente del Comune di Aulla: nella sua ricostruzione dei fatti la diga di Teglia non avrebbe avuto un ruolo neutrale nel disastro. Ma la struttura, doveroso ribadirlo, non è mai stata ufficialmente chiamata in causa come corresponsabile di quanto accaduto. Fra gli indagati non figurano infatti alcun dirigente, tecnico o operaio della diga.
Ma a detta del consulente del Comune ci sarebbe state altre concause a scatenare l’apocalisse su Aulla, a cominciare dalla fitta vegetazione crescita nel corso degli anni all’interno del fiume. E’ sotto gli occhi di tutti «l’isola» di ghiaia e vegetazione dentro il Magra, dove oltretutto l’alveo, ha ricordato il consulente, non sarebbe mai stato dragato con la conseguenza di un innalzamento del letto e una minor portata d’acqua.
A complicare le cose sarebbe stato poi il restringimento naturale nella zona di Calamazza e la pioggia torrenziale caduta tutta insieme nel giro di poche ore. Sarebbe stato questo il mix esplosivo causa della morte di due persone (Enrica Pavoletti e Claudio Pozzi), oltre alla distruzione di buona parte di Aulla, Mulazzo e Bagni di Podenzana con danni per milioni. Respinte al mittente le accuse legate a un piano di protezione civile non adeguatamente strutturato per rispondere a emergenze come quella dell’alluvione. «Il ‘piano comunale’ era a posto» ha ribadito il perito al giudice Valentina Prudente e al pubblico ministero Marco Rappelli. Nelle prossime udienze saranno ascoltati i consulenti di tutte le difese, il 25 giugno in aula previsto l’esame di un tecnico della Provincia, fra gli imputati nel processo. Per quanto riguarda le parti civili, d’ora in avanti sarà l’avvocato Riccardo Ragusa del foro di Massa ad assistere i familiari delle vittime della tragedia Il processo per l’alluvione, comunque vada, rischia di arrivare a sentenza ormai fuori tempo massimo almeno per quanto riguarda l’accusa di omicidio colposo mossa nei confronti di alcuni imputati. Fra ritardi e sospensioni, il reato si prescriverà a novembre. Più lunga invece (15 anni) la prescrizione per l’accusa di disastro colposo.