
Nell’oceano Pacifico nel 1997 fu scoperto per la prima volta il cosiddetto Pacific Trash Vortex, ossia la più grande discarica galleggiante del mondo, che si estende dalla costa della California fino al Giappone. È un enorme accumulo di spazzatura composto soprattutto da plastica. La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 chilometri quadrati fino a più di 10 milioni di quadrati, è più grande della penisola iberica e degli Stati Uniti ed è 5 volte l’Italia. Ci sono circa da 45 a 229 mila tonnellate di plastica. Non tutti i rifiuti galleggiano, la maggior parte di essi scende in profondità, quindi neanche il fondale si salva. L’accumulo si è formato a partire dagli anni 80 del secolo scorso, a causa dell’incessante inquinamento da parte dell’uomo e dall’azione della corrente marina chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico, dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, la quale permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra loro, formando un’enorme ’nube’ di spazzatura. Mentre i rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, in questa zona oceanica si sta accumulando un’enorme quantità di materiali non biodegradabili come plastica e rottami.
In mezzo a questi rifiuti vivono batteri, virus e tantissimi organismi eterotrofi, autotrofi e alcuni di questi sono anche in grado di degradare la plastica. Invece molti animali come tartarughe, uccelli o pesci muoiono a causa della plastica perché spesso vi rimangono intrappolati. Il problema maggiore per i pesci planctofagi è che scambiano le microplastiche (parti derivanti dalla degradazione della plastica) per plancton e le introducono nella loro catena alimentare. In questa zone inoltre è presente un pesciolino rosso, ‘Kai’, che è stato ripreso da una webcam, ed è diventato il simbolo della battaglia contro la plastica perché vive solo in quest’area ormai completamente inquinata e si trova a rischio di estinzione. L’organizzazione no-profit Ocean Voyage Institute si impegna a ripulire gli oceani dalla plastica e lancia una campagna di raccolta fondi per investirli nel ripulire quest’area.
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