FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

Stato di agitazione nella sanità

A Massa Carrara i sindacati rompono la trattativa con l’Asl. Si va verso lo sciopero

I sindacalisti al Noa

Massa, 21 giugno 2019 - La trattativa con la dirigenza dell’Usl Toscana Nord Ovest si arena nelle sabbie del nulla di fatto. La delegazione trattante sindacale, con tutte le sigle presenti, abbandona il tavolo e dichiara lo stato di agitazione. Apre così le porte alla calda estate della sanità nelle province di Lucca, Massa Carrara, Pisa e Livorno, preludio alle assemblee del personale in tutte le ex strutture territoriali a cui seguiranno gli incontri dai prefetti. E in assenza di un accordo con l’azienda sanitaria, lo sciopero generale di area vasta.

Tutto prende le mosse dalla giornata di ieri, dal Nuovo Ospedale delle Apuane, dove era stato convocato un incontro urgente dalla dirigenza Usl Toscana Nord Ovest, come richiesto dalle Rsu e sigle sindacali, per discutere del fabbisogno del personale e trattare le criticità nelle province di Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno. Ma al tavolo l’azienda, stando a quanto riportano i sindacati, si è presentata con qualche slide, senza risposte esaustive e con il solito mantra: ‘Va tutto bene’. Da lì è partito il fuoco di fila di sindacati ed Rsu che hanno poi messo sul piatto numeri e paure. A parlare Marco Menicucci, coordinatore Fp Cgil di area vasta, Roberto Volpi, coordinatore Cisl Fp, Emilio Chierchia, presidente Rsu di area vasta, Valerio Musetti, Rsu Cgil, Massimo Francini, coordinatore Rsu Cisl, Claudio Salvadori e Pietro Casciani, segretari Uil Fpl di Massa Carrara e Lucca, Mario Di Maio, Fp Cgil di Pisa, Daniele Soddu della Fials, Nicola Andreani di Nursind.

Un numero su tutti rende l’idea del ‘disastro’: «In tutta l’azienda – spiegano – il fabbisogno di personale dovrebbe essere di 13.689 unità. In realtà ne mancano circa 500 perché l’azienda non sostituisce quelli che manda part time, in infortunio o maternità, permessi 104 e via dicendo». Numeri reali che rendono l’idea della disorganizzazione strutturale. Gli esempi si sprecano e si moltiplicano: «Coordinatori e posizioni organizzative usati come infermieri turnisti, e lo stesso vale per gli Oss (operatori socio sanitari). Saltano riposi e ferie, migliaia e migliaia di ore all’anno; gli organici sono ridotti creando situazioni di rischio interno, di servizi non efficienti e situazioni di ‘burn out’ per i dipendenti, con rischi di infortuni e malattie. Solo pochi giorni fa si sono trovati 3 Oss con 100 pazienti da curare, più di 30 a testa».

Un’azienda che ha oltre 13mila dipendenti per una copertura su 1 milione e 200mila abitanti che «non ha un piano industriale – ribadiscono i sindacati -. Occorre aumentare l’organico su tutti i profili, amministrativo, tecnico sanitario, infermieristico o la situazione diventerà insostenibile», soprattutto in quelle aree di costa dove «la popolazione triplica durante l’estate. E ci siamo arrivati senza un piano d’azione. Viviamo alla giornata». Nel mirino non c’è solo la Usl ma ci finiscono pure i sindaci: «La conferenza dei sindaci è spettatrice di una situazione di disagio e non ne sentiamo la presenza. Anche loro si devono attivare perché cambiano le realtà, i comuni, ma il denominatore è il solito: il caos. E la cosa più pericolosa è cercare di sminuire il problema».