"Acqua torbida per la marmettola Il Comune deve fare mea culpa"

Le accuse di Grossi (Presidio Apuane) mentre a Forno resta ancora il divieto di uso per la fonte inquinata

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Resta stazionaria la situazione del fenomeno di torbidità che sta interessando la sorgente di Forno e resta costante la presenza di squadre del Gestore Gaia Spa sul posto per valutare ulteriori azioni migliorative in grado di sollevare nell’immediato i disagi subiti dalla popolazione residente. Come è stato ribadito sia da Gaia che dal Comune, il fenomeno è dovuto al dilavamento dei monti causato dalle consistenti piogge, dopo mesi di siccità. "In merito alla torbidità dell’acqua a Forno, la stampa riporta l’affermazione del sindaco Persiani: ’Il problema non dipende da noi’, asserzione improvvida e fuorviante" così interviene Alberto Grossi, referente Presidio Apuane, Gruppo d’intervento giuridico odv.

"I cittadini più informati sanno del fenomeno di intorbidamento delle sorgenti perché hanno visto i fiumi imbiancati di marmettola, hanno visto le bollette di Gaia gonfiate dai costi di potabilizzazione dell’acqua del Cartaro, hanno letto il report di Arpat nel quale si afferma che le prescrizioni per tutelare la risorsa idrica vengono puntualmente disattese dalle attività estrattive tanto che i controlli su 113 cave hanno portato a 85 sanzioni amministrative e 80 comunicazioni di reato alla Procura della Repubblica".

Per Grossi "la colpa dell’inquinamento delle sorgenti non è dei cittadini né delle piogge bensì delle attività estrattive e di chi le protegge, magari con affermazioni ambigue o in altro modo. Delle 80 comunicazioni di reato in Procura si sa qualcosa? Nessuna amministrazione pubblica – aggiunge - ha mai saputo o voluto aggredire questa rogna che cade su tutta la comunità, dai monti al mare. Se poi volessimo approfondire anche l’argomento delle forti piogge si sa che queste sono da tempo un fatto ricorrente e ciò dovrebbe indurre tutti ad atteggiamenti prudenti e l’amministratore pubblico a porre attenzione ai problemi ambientali e a risolverli, soprattutto nei territori fragili come quelli montani dove si privilegiano le attività estrattive che favoriscono pochi e distruggono la montagna, compromettono le finanze pubbliche e l’assetto del territorio, devastano i corsi idrici superficiali, portano alla rovina gli acquiferi sotterranei e le sorgenti d’acqua, un bene comune che riguarda l’intera collettività, non escluse la città, la marina, il sottosuolo, il futuro".

"Non posso che notare un’umiliazione su tutti i fronti per i cittadini e le cittadine di Forno e della città di Massa - osserva la referente di Ambiente di Unione Popolare Massa, Carlotta Palagi - . Abbiamo un’amministrazione comunale che firma e sostiene il Contratto di Fiume Frigido all’interno del quale è prevista un’azione specifica per determinare da quali bacini marmiferi arriva la marmettola che imbianca il nostro fiume; tuttavia non fa alcun atto e non stanzia un euro per questo progetto. L’interruzione della fornitura d’acqua nel paese di Forno è il risultato di politiche miopi ed anacronistiche che gli ambientalisti del nostro territorio denunciano da decenni e ,come sempre accade, la natura, ad un certo punto, fa pagare il conto con gli interessi"