
di Claudio Laudanna
E’ tornato a casa l’uomo che lunedì scorso ha accoltellato un passante in piazza II Giugno. L’aggressore, un 52enne carrarese con problemi psichiatrici, è stato messo ai domiciliari ieri dal giudice Dario Berrino che ha così accolto la richiesta del pubblico ministero Elena Marcheschi al termine dell’udienza di convalida dell’arresto. L’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe Del Papa, deve rispondere dell’accusa di lesioni aggravate dall’uso dell’arma, da futili motivi e dal fatto che nemmeno conosceva la sua vittima oltre che del fatto di aver portato fuori di casa un coltello.
Ieri il 52enne in udienza si è avvalso della facoltà di non rispondere anche se ha comunque reso una dichiarazione spontanea davanti al giudice per scusarsi nuovamente con la sua vittima e i suoi familiari e si è detto dispiaciuto per quanto fatto. "Mi dispiace per quel che ho fatto. Chiedo scusa a tutti" ha detto al giudice. Intanto però adesso torna di stretta attualità il problema dell’assistenza e delle cure di cui un soggetto fragile come lui ha costantemente bisogno. Da lunedì fino a ieri l’imputato è rimasto in carcere alle Gorine, ma dopo l’udienza è tornato a casa. Fino a che non si sarà celebrato il processo, dunque, l’uomo sarà nuovamente a carico della famiglia anche se cambierà abitazione andando a vivere con la madre anziché con il padre. Una soluzione che scarica quindi ancora una volta sui parenti il peso di occuparsi di un soggetto instabile che avrebbe bisogno di cure costanti e di un percorso rigoroso seguito da professionisti.
"Sinceramente siamo preoccupati di dover affrontare questa situazione da soli – spiega una delle sorelle dell’uomo –. Mio fratello ha bisogno di essere seguito passo passo e non si può pensare di scaricare tutto il peso dell’assistenza solo sulla nostra famiglia". Si tratta di una persona innocua che con i sedativi è resa inoffensiva, ma se non segue la terapia farmacologica rischia di diventare violenta.
Intanto ieri, dopo che l’uomo aveva già fatto ritorno a casa, qualcosa ha iniziato a muoversi proprio grazie all’intraprendenza delle sue sorelle e della madre. Da ieri mattina così si è mossa anche la psichiatria con un infermiere e un medico che seguiranno quotidianamente l’uomo, ma giusto per il tempo della somministrazione delle medicine e per assicurarsi che rispetti la terapia. In tutta questa vicenda, tuttavia, restano ancora molti i punti oscuri e le lacune che aspettano di essere colmate e che, come hanno raccontato gli stessi familiari a La Nazione pochi giorni fa, affondano le proprie radici a molto prima di lunedì. "Mio fratello è arrivato a 50 anni senza fare del male a una mosca e questo perché se gli viene data una terapia da rispettare questa funziona – aveva spiegato all’indomani dell’aggressione una delle due sorelle –. Purtroppo lui non è sempre stato seguito come avrebbe dovuto, da un lato perché ha sempre fatto resistenza, ma questo d’altronde è uno degli aspetti della sua malattia, dall’altro perché ha trovato anche delle porte chiuse da chi lo avrebbe dovuto curare. E’ capitato persino che, in una giornata in cui era particolarmente ben disposto, si presentasse per parlare con il medico, ma questo lo rimandasse a casa dicendogli di prendere appuntamento e tornare solo allora".