
ALLA GUIDA Mimmo D’Alessandro
Lucca, 15 marzo 2015 - E’ UN FIUME in piena come al solito, Mimmo D’Alessandro. Quando parla della sua creatura, il Summer Festival, gli si illuminano gli occhi. Ma stavolta, durante la chiacchierata esclusiva col nostro giornale, lo sguardo si fa commosso. E quegli stessi occhi, a un certo punto, diventano lucidi. Per un aspetto che non aveva ancora raccontato a nessuno, e rivela in questa intervista.
D’Alessandro, è incredibile come passa il tempo. Il Summer Festival quest’anno compie 18 anni ed è maggiorenne. Se lo aspettava di arrivare fin qui?
«Quando sono partito sì, perché non conoscevo ancora la realtà con cui mi andavo a scontrare. Poi con il passare degli anni ho pensato che a questi 18 anni non ci sarei arrivato: devo dire che gli ultimi due sono stati sicuramente i più duri».
Effettivamente complicazioni e polemiche l’hanno fatta da padrone. Perché?
«Sono emersi troppi problemi burocratici, che non mi aspettavo perché il festival è stato sempre in crescendo e mai calante: a livello artistico, a livello di presenze, di immagine e brand. Ma piu’ sono cresciuti i consensi, piu’ sono aumentate le difficoltà. E ad un certo punto ho davvero pensato di mollare. Poi sono prevalsi l’amore e la passione, come era giusto che fosse. Del resto sono cresciuto con Sergio Bernardini: lui era un guerriero, e oggi mi ci rivedo. Non si deve mai abbandonare quando credi nelle cose che fai».
Beh, però bisogna guardare anche al rovescio della medaglia. Per un non lucchese, resistere 18 anni a organizzare una manifestazione a Lucca, è un record...
«Ne sono felice. Quella che c’era nei miei confronti mi sembrava una diffidenza inventata, ho pensato addirittura che fosse un mio problema. La forza più grande mi è venuta dalla gente comune, che mi ha dato la carica. A quel punto ho compreso che la diffidenza arrivava semmai dalle istituzioni. Io sono un masaniello, un emigrante, vengo dal popolo. Quando ho compiuto 18 anni, non ho avuto la possibilità di festeggiarli. Ecco, quelli che quest’anno compie il festival, saranno la festa mancata dei miei 18 anni: ecco perchè ci sto mettendo l’anima per realizzare un’edizione super. A distanza di tanto tempo, nel 2015, mi rifaccio di quella festa che non mi sono potuto permettere».
Capisco, è una bella cosa. Invece in città c’è preoccupazione, perché si dice che stavolta il calendario è talmente forte da sembrare l’ultimo.
«No, l’ho già detto, non me ne vado. Questo festival l’ho voluto io: ho investito soldi, sudore, ci sono state paure, notti in bianco, ispezioni. Se fanno i complimenti al Summer, li fanno a me. Alla fine parlano i risultati».
In passato però ha minacciato più volte di andarsene.
«E’ che spesso sono stato interpretato male. Non erano lamentele le mie, piuttosto polemiche costruttive. E il tentativo di difendermi dopo essere diventato bersaglio della burocrazia, di certi personaggi che hanno tentato di screditarmi. E comunque, nel bene o nel male, io dico sempre in faccia quello che penso. Il successo del Summer Festival è fatto della mia caparbietà, mentre il grande merito ce l’ha avuto Tagliasacchi: lui l’ha voluto insieme a me e l’ha difeso. E la stessa cosa poi ha fatto Fazzi».
Già, il rapporto con i politici. Spesso burrascoso.
«Con Favilla non mi sono trovato male, anche se ho subìto molti tagli, mentre i rapporti tra me e Tambellini hanno alti e bassi: soprattutto tante incomprensioni. Esco dalle riunioni contento perchè i problemi sembrano essere risolti, poi pero’ non è mai così. Devo dire che parlo molto col sindaco, sempre disponibile a incontrarmi: tuttavia mi dà sempre rassicurazioni, ma nelle risposte non c’è mai chiarezza».
I contributi pubblici non ci sono più.
«Io vivo con gli incassi della biglietteria, se qualcuno si lamenta dei prezzi alti è avvisato. Comunque ho la fortuna di avere una bella struttura di dipendenti e collaboratori, tra le più forti in Europa. Senza di loro non andrei da nessuna parte, lavorano giorno e notte: dietro a una kermesse di questo genere ci sono sacrifici enormi. Pensi che stiamo già lavorando al Summer 2016 e 2017».
Il soprintendente Stolfi, suo «nemico» per il no ai banner sugli spalti delle Mura, è stato trasferito a Brescia. Dica la verità, ha stappato una bottiglia di spumante...
«Intanto do il benvenuto a Ficacci, mi sembra che sia una persona preparata. Vorrei poi salutare Stolfi e fargli gli auguri, sperando che a Brescia sorrida un po’. Per quanto riguarda i banner, vedremo nella prossima riunione. Io rimango dell’idea iniziale, non perchè sono capriccioso, le altre ipotesi non mi piacciono. Mi spieghino come è possibile che nello stesso luogo invece si montino gli stand di altre manifestazioni con oltretutto giganti omini Michelin gonfiabili, per non parlare degli orrori che vedo nelle piazze. Non accuso nessuno, ma non capisco».
E il Winter Festival? Lei ha annunciato che non si farà più.
«Quando ho deciso di fare il Winter al Giglio è perchè ci credevo quanto al Summer. Quando mi sono trovato di fronte ad alcune difficoltà e ho annunciato lo stop, mi aspettavo che qualcuno mi chiamasse, ad esempio il Comune, per sapere perchè non volevo piu’ farlo. Attendo tutt’ora. Se il disinteresse persisterà, confermo che il Winter non sarà più fatto».
Torniamo al Summer edizione 2015. Un cast superlativo.
«Siamo già a quasi 35mila biglietti venduti, di cui 26-27mila fuori dall’Italia. E’ una cosa straordinaria, fa capire l’appeal che il Summer ha in tutto il mondo, e l’indotto per Lucca è pazzesco».
Altri colpi in vista?
«Non mi pongo limiti. Il calendario non è chiuso, dovete aspettarvi altre sorprese. In tutto gli eventi saranno 18, fra cui due show gratuiti: uno per ricordare Pino Daniele e Joe Cocker, l’altro dedicato ai talenti lucchesi. Insomma questa edizione deve essere proprio come la festa dei 18 anni che non ho mai avuto. Entro fine marzo chiuderemo il cast. Ma tutte le date già annunciate hanno il sapore dell’esclusiva, perché abbiamo artisti che divideranno il palco solo qui, mentre nei tour in giro per Italia e Europa si esibiranno da soli».
Un altro pensiero per questo traguardo del Summer che diventa maggiorenne?
«Voglio rivolgerlo al vostro giornale, La Nazione: mi siete sempre stati vicini senza se e senza ma, una vicinanza forte anche nei momenti più difficili. E’ una scommessa che avete vinto anche voi».