
Una battaglia che ricorda quella per Casa del Lupo
Una delle battaglie sull’ambiente che la lucchesia ricorda con particolare interesse, è quella negli anni Novanta contro la realizzazione del termovalorizzatore in località Casa del Lupo, nel territorio di Capannori ma affacciato ampiamente su quello di Porcari.
All’epoca l’impianto fu deliberato e quindi approvato dalla Regione Toscana e in sede di conferenza dei servizi, nonostante il parere contrario sia della Provincia che del Comune di Capannori che provvide a impugnare il provvedimento con un ricorso al Tar, successivamente respinto: l’obiettivo era quello di rallentare le procedure mirate alla realizzazione dell’impianto stesso.
Costo del progetto, circa 30 miliardi di vecchie lire, sceso successivamente a 24 su base d’asta in sede di aggiudicazione alla società Fisia - Italimpianti. Furono anni di accesi dibattiti e soprattutto di proteste. Un intervento nella Piana lucchese giudicato rischioso per la salute pubblica dalla maggior parte dei cittadini e che vide una straordinaria attività di contrasto contro l’opera che avrebbe decisamente peggiorato la qualità dell’aria (e non solo) dell’intera lucchesia. La vicenda si chiuse definitivamente, dal punto di vista legale e contro i ricorsi di Italimpianti nel 2015, anche se lo stop alla realizzazione fu antecedente. Si dimostrò importante l’attività di contrasto affinché l’opera non venisse fatta e fondamentale si dimostrò il ritrovamento, nell’area interessata, di importanti reperti di epoca etrusca: fu questa la pietra tombale sulla realizzazione del termovalorizzatore per il tramite del vincolo posto dal competente ministero dei Beni culturali.
Riportiamo uno stralcio della risposta scritta dall’allora ministro dell’ambiente Edo Ronchi (Verdi), a una precedente interrogazione a firma del deputato all’epoca di An, Luigi Martini: "Il predetto Ministero, avendo incluso il sito tra le zone di interesse archeologico da tutelare, esprimeva pertanto il suo parere negativo. Tale ultimo provvedimento metteva quindi fine all’intera vicenda relativa alla realizzazione del termodistruttore, che non veniva più realizzato, pur essendo stato oggetto di gara di appalto con base d’asta di 30 miliardi e aggiudicato all’Italimpianti che aveva offerto 24 miliardi". Il Consiglio di Stato, dispose un risarcimento di 140mila euro a favore di Italimpianti versati sia dalla regione Toscana che dal Comune di Capannori che aveva, insieme ai comitati ambientalisti, condotto il non semplice braccio di ferro.
Mau.Guc.